“La contraddizione è che nel momento in cui c’è più bisogno di volontari è venuto meno il contributo dei giovani del servizio civile nazionale, che ha sospeso i progetti. L’età media dei volontari Caritas è di oltre 60 anni, quindi è meglio che stiano a casa”. Da qui l’appello: “Giovani, dateci una mano”. A parlare al Sir è don Andrea La Regina, responsabile dell’ufficio macroprogetti ed emergenze in Italia di Caritas Italiana, illustrando le varie iniziative delle Caritas diocesane e parrocchiali di tutta Italia per mettere in atto gli accorgimenti utili a fronteggiare la diffusione del coronavirus, continuando a mantenere attivi i servizi per i poveri, gli anziani soli, le persone in difficoltà. Ci sono volontari a disposizione per la spesa, l’acquisto di farmaci, il ritiro di ricette mediche o semplici telefonate per compagnia o dare sostegno psicologico. Infermieri di comunità nelle parrocchie. Dormitori a distanza di sicurezza, docce a ingressi alternati, pasti “take away” all’esterno anziché nell’affollamento delle mense, raccolte di prodotti alimentari. Sono tutte realtà abituate ad operare in situazioni di emergenza. Per cui non c’è voluto molto a mettere in campo idee e atteggiamenti resilienti. Mense, empori, dormitori, centri di ascolto si sono quindi modulati alle nuove esigenze. Parola d’ordine: non abbandonare i poveri. Le Caritas diocesane, dopo un primo momento di smarrimento soprattutto nelle zone rosse – a Piacenza sono stati segnalati casi di operatori in quarantena –, si sono adattate bene e continuano a proporre nuove iniziative. “Tutti i servizi sono stati rivisitati alla luce dei decreti governativi – precisa don La Regina – per evitare il contagio alle persone che si rivolgono ai nostri servizi. Sono le più esposte perché non hanno nemmeno una casa in cui stare per proteggersi. Cerchiamo di farci carico anche della parte psicologica, perché molte persone sole, anziane o positive al coronavirus possono trovarsi in grande difficoltà”. Caritas italiana ha stilato, inoltre, un accordo nazionale con l’associazione Psicologi per i popoli e sta pensando di mettere in campo qualche iniziativa per rispondere ai bisogni derivanti dalla solitudine. È stato inviato un questionario a tutte le Caritas diocesane per chiedere quali sono i nuovi bisogni a cui dare risposte. Tutti gli operatori e i volontari si muovono per il territorio con il modulo di autocertificazione.