Rivolte nelle carceri: Centro studi Livatino, “porre termine al gravissimo fenomeno dell’affollamento”

“Il peggio che può accadere è sminuire la portata dell’accaduto, ridurlo a un incidente di percorso, saltare a piè pari le cause che lo hanno provocato”. Lo evidenzia, in una nota, il Centro studi Livatino, dopo le rivolte scoppiate in diverse carceri italiane. “Considerato che oggi va anzitutto ripristinato l’ordine nelle carceri, affinché non si diffonda l’idea che la violenza paga, è tuttavia indispensabile che il governo ponga termine in tempi brevi al gravissimo fenomeno dell’affollamento carcerario – prosegue la nota -. In una prospettiva di tempo ragionevole dovranno essere costruiti nuovi stabilimenti di esecuzione della pena. Il numero fisiologico di detenuti in Italia è almeno di 65.000 unità”. Per il Centro Livatino, “il mancato adeguamento delle strutture a far data dalla sentenza di condanna della Corte di Strasburgo costituisce una grave responsabilità per i Governi che si sono susseguiti da allora. Ciò non toglie che nelle settimane a venire – anche in previsione di un protrarsi dell’emergenza Covid19 – sarebbe fortemente consigliabile la promulgazione di un condono nella misura ridotta di un anno in relazione a tutti i reati con esclusione di quelli previsti dall’art. 4 bis, co. 1 dell’ordinamento penitenziario”.
E conclude: “L’emergenza si affronta con provvedimenti immediati: quelli che fino a oggi il governo non ha neanche annunciato”.

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