“Questa crisi sanitaria ci obbliga ad uscire dal nostro individualismo e pensare che ogni nostro gesto e scelta può condizionare la vita di altri”. Lo afferma il vescovo di Casale Monferrato, mons. Gianni Sacchi, in una lettera alla diocesi diffusa attraverso il settimanale diocesano “La Vita casalese”.
“Leggendo il decreto del presidente del Consiglio, con i provvedimenti presi nella notte di sabato e poi ancora in quella di lunedì sera, emerge forte un pensiero”, osserva il vescovo: “Questa normativa, che può sembrarci pesante e coercitiva, si origina dal fatto che noi tutti siamo legati a vicenda, sia che ci conosciamo, sia che non ci conosciamo affatto e le regole che ci vengono imposte sono strumenti efficaci per impedire la diffusione del contagio”. “Dalla responsabilità delle nostre azioni e dall’osservanza di quanto richiesto a tutta la popolazione – ammonisce mons. Sacchi –, dipendono la vita e la salute delle persone più deboli e anziane o malate anche se non le conosciamo. È un atto di grande civiltà rispettare le regole che ci hanno imposto per salvaguardare l’esistenza delle persone più fragili”.
Dopo aver sottolineato che “questo periodo che stiamo attraversando è per tutti inedito e veramente eccezionale”, mons. Sacchi ricorda che “dovevo essere nel pieno della visita pastorale all’Unità Madonna dell’Argine-San Giovanni Bosco e invece sulla mia agenda ho dovuto tirare tante righe di cancellazione su bellissimi incontri con la gente, i bambini, i ragazzi e le famiglie”. “Mi manca molto questo, come penso manchi anche a voi l’incontro domenicale comunitario con il Cristo risorto nell’Eucarestia”, evidenzia il vescovo, sicuro però che “la lontananza dall’Amato farà crescere ancora di più il desiderio dell’incontro con lui”. “La vita non è nostra, è un dono prezioso che dobbiamo difendere fino in fondo, con la consapevolezza che siamo fragili creature e che basta un niente, per demolire le nostre certezze incrollabili e mettere in ginocchio intere società ed economie”, rimarca mons. Sacchi che rivolge un pensiero a medici, operatori sanitari e volontari che “senza guardare all’orologio, alla fatica e ai turni si sono messi a disposizione di ammalati, anziani e persone bisognose di cure e attenzioni. A tutti costoro va la nostra preghiera costante, affinché sentano che c’è una comunità che li accompagna con il ricordo e la riconoscenza”. “La preghiera ci avvicina a chi è ammalato; a chi è solo, a chi deve guardare i bambini che per ancora un lungo mese saranno a casa da scuola” per cui “impegniamoci tutti insieme a pregare di più e meglio!”.