“Invito tutti a vivere con coraggio, serenità e fiducia, questa situazione di emergenza, che ha creato e crea paure e smarrimento per la problematica sanitaria legata alla diffusione del coronavirus Covid-19”. È l’appello rivolto dal vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola.
Rilevando che “le misure adottate mettono in crisi le abituali dinamiche relazionali e sociali”, il vescovo ricorda che “la Chiesa che è in Italia condivide questa situazione di disagio e sofferenza del Paese e assume in maniera corresponsabile iniziative con cui contenere il diffondersi del virus” e “attraverso i sacerdoti e i laici continua a tessere con fede, passione e pazienza il tessuto delle comunità”.
“Non possiamo minimizzare o trascurare l’impatto di questa emergenza sul mondo del lavoro artigianale, industriale, turistico e quanto altro: ci auguriamo – evidenzia mons. Trasarti – che le scelte politico-economiche vengano velocizzate con risposte concrete e immediate”.
Il vescovo poi esorta: “Viviamo giorno per giorno le comunicazioni che ci vengono offerte ed ottemperiamo con umiltà e senso di responsabilità ai decreti dello Stato o agli orientamenti delle diocesi delle Marche”. “Cercare di prevenire e garantirsi dal contagio – ammonisce – è un dovere morale non solo per la nostra persona ma anche e soprattutto per la salute e il bene degli altri. Ognuno faccia la sua parte affinché il contagio sia contenuto”. E ai giovani e ai ragazzi del mondo della scuola ricorda che “questo non è tempo di vacanze prolungate, ma di impegno nello studio a casa in maniera individuale e con tutti i mezzi che la scuola stessa potrà offrire”.
Infine, “non saranno certo le mancate celebrazioni eucaristiche a cancellare in noi il desiderio di Dio”. Anzi, “possiamo valorizzare questa quaresima – talora senza celebrazione della messa – con le opere della penitenza quaresimale” quali la preghiera, il digiuno, la carità. “Questa situazione difficile – conclude mons. Trasarti – potrebbe anche farci tornare la nostalgia – talora assente – delle nostre Chiese e delle nostre liturgie ed altresì accorgerci in maniera più evidente di quanto bene si compie nelle corsie degli ospedali o case di cura da parte spesso di angeli ‘anonimi’, umili ma generosi e ricchi di umanità”.