“Vi chiedo di usare tutti i mezzi di comunicazione di cui disponete per far giungere a ogni uomo e donna che di solito abita la vostra ‘casa’ il messaggio che voi ci siete! E se le porte del vostro santuario possono sembrare semichiuse, in realtà dentro, oggi più che mai, si sta allestendo un grande laboratorio orante di speranza!”. Lo scrive don Gionatan De Marco, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale del Tempo libero, turismo e sport della Cei, in una lettera indirizzata ai rettori dei santuari italiani e al Collegamento nazionale dei santuari. Dopo il ringraziamento rivolto loro, “perché, come sentinelle, state sulla soglia della porta del vostro santuario per attendere che la notte passi presto e che le prime luci dell’alba risveglino i nostri canti di gioia”, il direttore dell’Ufficio Cei li incoraggia affinché nei santuari “non si fermi il riverbero dell’invocazione di ogni uomo e donna che crede, ama e spera”. “Pensate che in questo momento la vostra missione sia quella di essere come Mosè, chiamati a stare in modo instancabile con le braccia alzate per invocare il Signore e vedere che la nostra gente, seppur provata e impaurita, tira fuori dalla bisaccia della vita la forza necessaria per non cadere nella tristezza e nella disperazione, ma per rendere la vita il luogo dove il bene, ancora una volta, vince sul male”. “Vi chiedo di accordare l’invocazione con tutte le Chiese che sono in Italia facendo vostra e diffondendo la preghiera che l’Ufficio nazionale per la Pastorale della salute ha composto per il tempo della fragilità – conclude don De Marco -. E infondete speranza nei cuori di tutti”.