(da New York) “Amare i propri nemici” è stato il tema scelto dalla 68ª edizione della National Prayer Breakfast, la colazione religiosa che nella prima settimana di febbraio riunisce circa 3.500 esponenti di partiti, società civile, politici e accademici di tutto il mondo per una manifestazione a metà strada tra la convention politica e quella spirituale. I discorsi e le preghiere avevano sullo sfondo la questione dell’impeachment e della profonda divisione del Paese e per gli organizzatori l’unico modo per curarli è “trascorrere tempo insieme e conoscerci”. Il presidente Trump è intervenuto con in mano una copia del Washington post che in prima pagina titolava “Trump assolto” e nel suo discorso ha più volte citato il male che l’impeachment ha provocato alla sua persona, alla sua famiglia e al Paese e non ha mancato di scagliarsi contro gli avversari e questo nonostante l’oratore principale del giorno il professore Arthur Brooks avesse esortato i presenti a “non lasciare che i disaccordi sulla politica portino al disprezzo. Gli avversari politici non sono né malvagi né stupidi”. Il presidente per primo si è mostrato scettico rispetto al tema e con una risposta accolta da risate e ironie ha ribadito: “Ci sto provando”. La portavoce della Camera, Nancy Pelosi, ha pregato invece per le minoranze religiose perseguitate in tutto il mondo e ha aggiunto: “Preghiamo che i nomi dei perseguitati siano sempre vivi sulle nostre labbra e il loro coraggio sia portato avanti attraverso le nostre azioni”. L’attivista dei diritti civili e senatore della Georgia, John Lewis, ha inviato un video poiché si sta sottoponendo ad un trattamento contro il tumore. Nella sua preghiera, Lewis ha ricordato di aver affrontato la morte quando è stato picchiato mentre attraversava il ponte Edmund Pettus a Selma, in Alabama, nella marcia per i diritti civili.
“Non ho mai odiato le persone che mi hanno picchiato, perché ho scelto la via della pace, la via dell’amore, la via della non violenza”, ha detto Lewis raccomandando tutti di vivere ed essere un’unica famiglia.