“Difendere e rispettare la vita, mettendo fine all’ondata di uccisioni e di minacce che pesa sulle persone e sulle comunità e ha posto fine all’esistenza di tanti leader sociali”. Lo scrivono i vescovi colombiani nel messaggio diffuso al termine dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale (Cec), dedicato in gran parte al tema della difesa del cammino di pace, in un momento di grande incertezza e delicatezza. I vescovi ricordano che “non si ottiene nulla con le armi o con l’imposizione delle idee. Ascoltiamo il clamore di chi soffre!”.
Nel messaggio si chiede di prestare attenzione ai “movimenti sociali che sono sorti e che si battono per la soluzione a problemi relazionati alla diseguaglianza esistente nel Paese” e in particolare in alcune regioni caratterizzate da violenza e povertà. Ciò che serve “è camminare verso la realizzazione di un progetto comune di Paese, nel quale la dignità umana sia riconosciuta e garantita in tutte le circostanze, andando oltre posizioni ideologiche o settarie”. Necessario, dunque, che la politica e l’economia lavorino per il bene comune e che si superi “la polarizzazione, che non lascia crescere alcuna iniziativa per il bene delle comunità”. Da qui un “urgente appello ai laici cattolici” perché non facciano mancare il loro apporto a questo progetto comune.
Accorato l’appello dei vescovi colombiani perché ci sia un vero appoggio ai processi che conducono alla pace, “coscienti che essi non sono responsabilità esclusiva di pochi, ma richiedono la partecipazione di tutti”. È, perciò, necessario “che manteniamo aperta la porta del dialogo e che lottiamo senza paura per raggiungere questa riconciliazione”, prestando particolare attenzione alle vittime del conflitto e ai coloro che hanno lasciato le armi per reinserirsi nella società”. Il messaggio della Cec chiede anche di prendere coscienza del grandissimo male che viene dal narcotraffico e da tutte le attività ad esso connesse.
Non manca, nella riflessione dei vescovi, l’attenzione ad altri temi d’attualità: l’attenzione per la vita umana porta a concludere che l’aborto “non è un diritto umano”, ma piuttosto una “grave ferita sociale”; i numerosi migranti, soprattutto venezuelani, che giungono in Colombia vanno riconosciuti come fratelli e accolti; va promossa l’ecologia integrale, con scelte e impegni visibili e concreti, rivedendo modelli di accaparramento di risorse naturali visibili nello sfruttamento minerario ed energetico e nella deforestazione.