Vittorio Bachelet: Scotti (giurista), “non era a un mediatore, cercava di avvicinare per analizzare e sintetizzare i contrasti”

“Ricordo il dolore e la preoccupazione ma soprattutto lo smarrimento nei membri del Consiglio”. A dirlo oggi a Roma è stato Luigi Scotti, già ministro e membro del Consiglio superiore della magistratura quando Vittorio Bachelet fu assassinato. “Si trattava di un Consiglio difficile, la magistratura era sofferente perché chiamata alla funzione di supplenza in presenza dei ritardi della politica e scontenta perché la riforma dei codici non era stata fatta”. “Quando fu eletto vicepresidente Bachelet propose un programma e quello che mi colpi fu la sua naturalezza. Giorno per giorno diresse l’assemblea con una presenza straordinaria, sempre disposto al sorriso. Era il primo ad analizzare le proposte delle commissioni e le sintetizzava. Lo accompagnavo ai funerali dei magistrati o avvocati uccisi dalla criminalità e il suo atteggiamento era quello di voler mantenere unita la magistratura senza lasciarsi spaventare. Non era un mediatore, era propositivo e cercava di avvicinare per analizzare e sintetizzare i contrasti. In questa operazione era un maestro. La mia diffidenza iniziale si trasformò in vera amicizia. Lo ringrazio per quello che ha dato e per la speranza che ha lasciato dentro la magistratura”.

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