L’incontro tra Papa Francesco e il presidente dell’Ucraina, Volodymir Zelensky “è un segnale positivo e porterà sicuramente alcuni nuovi sviluppi nel campo diplomatico”: ad affermarlo è sua beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, in una nota diffusa oggi, alla vigilia dell’udienza in programma domani. Parlando alla trasmissione televisiva “Chiesa aperta”, sua beatitudine ha sottolineato l’importanza delle relazioni tra Santa Sede e Ucraina, in particolare, “nel contesto della guerra che la Russia sta conducendo contro il nostro Paese”. Mons. Shevchuk ha ricordato che la Santa Sede “non è solo un importante centro religioso ma è anche il cuore della diplomazia mondiale” e che con l’aiuto della Santa Sede si possono trovare soluzioni diverse alla guerra in Donbass. “Quando diciamo che non esiste una soluzione militare nella guerra in Donbas, l’alternativa è sempre la diplomazia, il dialogo e le relazioni internazionali. E il Vaticano è un soggetto di diritto internazionale”, ha sottolineato l’arcivescovo maggiore. Sua beatitudine ha anche osservato che ancora non è stato nominato un nuovo ambasciatore dell’Ucraina presso la Santa Sede e che la persona da nominare sarà chiamata ad attuare le linee politiche ucraine nelle relazioni con la Santa Sede. Il xapo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha anche detto di aspettarsi che “durante la conversazione di Papa Francesco con il presidente si parlerà delle condizioni della Chiesa greco-cattolica ucraina e di quella cattolica romana in Ucraina. I cattolici di rito bizantino e di quello latino sono una minoranza in Ucraina. Ed è ovvio che in uno Stato democratico i diritti delle minoranze dovrebbero essere garantiti”, ha affermato sua beatitudine. Il presidente ucraino Zelensky è a Roma oggi e domani. Durante la sua visita è previsto l’incontro con il presidente Sergio Mattarella e il primo ministro Giuseppe Conte. L’8 febbraio, il presidente dell’Ucraina incontrerà Papa Francesco in Vaticano. Il presidente dell’Ucraina incontrerà anche il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, e il segretario per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher.