“Uomo della riconciliazione”. Così Rosy Bindi ha ricordato Vittorio Bachelet, suo docente e maestro, in occasione del convegno a quarant’anni dalla sua uccisione. “Ci ha sempre educato a riconciliarci con il tempo che vivevamo – ha spiegato Bindi -. La sua opera di giurista era al servizio del Paese, affinché la Costituzione non restasse lettera morta”. “Non solo si è adoperato perché l’amministrazione pubblica fosse per i principi della Costituzione ma che questi si dovessero iscrivere nella vita dei cittadini. Questo ci appare chiaro con l’idea di politica che ha praticato: non è mai stato uomo di partito, anche se dei partiti prendeva una difesa molto significativa nei suoi scritti”. “Da vicino – ha aggiunto in riferimento alla sua presidenza della commissione bicamerale antimafia – ho visto quanto la mancanza dello Stato possa diventare fonte di disistima e di avvicinamento alla criminalità”. Oggi, “la vendetta è un sentimento che sta provocando il ritorno della categoria del nemico” mentre “la riflessione più alta di Vittorio Bachelet è sul perdono e sulla capacità di dialogo con gli avversari che gli fa dire che per il cristiano non ci sono nemici”.