“La vita spirituale delle persone con disabilità è molto importante anche se spesso è trascurata a causa di un forte pregiudizio, che riguarda soprattutto coloro che hanno difficoltà cognitive, di consapevolezza, di introspezione”. Lo ha dichiarato Marco Bertelli, psichiatra e psicoterapeuta, a margine dell’incontro promosso oggi, a Roma, dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, rivolto alle congregazioni, alle associazioni e ai movimenti cattolici che operano in questo ambito. Al centro della riflessione, le buone prassi e proposte che il Servizio intende mettere in rete, per accompagnare la vita in qualsiasi fase essa si trovi.
Secondo lo psichiatra ciò deriva “da un’interpretazione errata della spiritualità che passa per le capacità logiche deduttive, per quella che chiamiamo intelligenza, che in realtà è solo un costrutto”.
Marco Bertelli si è poi soffermato sugli studi in questo ambito a livello internazionale, facendo notare come il modello canadese ottimizzato dal professor Brown dell’università di Toronto, “sia quello che esalta al meglio l’importanza della spiritualità nella qualità di vita generale delle persone con disturbi al neurosviluppo, anche di quelle che hanno maggiore compromissione cognitiva”. La spiritualità, ha ribadito Bertelli, “appartiene infatti a tutte le persone a prescindere dal grado o dal tipo di malattia, ed anzi rappresenta un’opportunità straordinaria per migliorare la qualità della propria esistenza”. Ed ancora: “Ha un impatto enorme sulla salute fisica, e sulle performance cognitive”.
Sul ruolo della fede ha concluso dicendo: “È una delle declinazioni più potenti della spiritualità”.