L’articolazione delle popolazioni indigene del Brasile (Apib) ha pubblicato ieri una nota in cui si esprime condanna e preoccupazione nei confronti del disegno di legge del governo di Bolsonaro che intende regolare le attività di sfruttamento economico delle terre indigene.
Il disegno di legge regolamenta, tra l’altro, l’estrazione mineraria, petrolifera, del gas e le attività finalizzate alla produzione di elettricità anche nei territori delle riserve indigene, dove finora era vietato per tutelare l’ambiente e proteggere comunità brasiliane originarie. Bolsonaro, nel presentare l’iniziativa, ha irriso le realtà che difendono gli indigeni e l’ambiente: “Sicuramente subiremo pressioni da parte degli ambientalisti. Se potessi, li confinerei in mezzo alla foresta amazzonica visto che a loro piace così tanto, e in tal modo potrebbero smettere di limitare lo sviluppo parlando dalle grandi città”.
Secondo l’Apib, l’annuncio è mascherato di false buone intenzioni e retorica, ma in realtà punta a distorcere l’autonomia delle popolazioni indigene e a dividerle, e a promuovere “l’invasione di territori indigeni attraverso iniziative come l’agricoltura estensiva, l’allevamento e altre attività imprenditoriali predatorie”.
Il “sogno” del governo Bolsonaro, prosegue il comunicato, “è in realtà la volontà di servire gli interessi economici che hanno rafforzato la sua candidatura e sostengono il suo Governo, anche se ciò implica un totale disprezzo per la legislazione nazionale e internazionale che garantisce i nostri diritti fondamentali, il nostro diritto di occupazione originale, legittima, tradizionale delle nostre terre e territori, il nostro diritto al possesso e godimento esclusivi, e il nostro diritto alla consultazione, al consenso libero, preventivo e informato su qualsiasi misura amministrativa e legislativa che ci riguarda”.