Agroalimentare: Italia sempre ai primi posti in Europa per produzione. Confagricoltura, “primato per lavoratori occupati”

Nel 2019 l’Italia ha mantenuto il primo posto in Europa per valore della produzione delle attività agroalimentari connesse alla trasformazione e vendita diretta dei prodotti, e il terzo, dopo Francia e Germania, per il valore della produzione in generale. Tutto questo nonostante il lieve calo del valore della produzione agricola italiana nel 2019 (-0,6%). Lo dice in una nota Confagricoltura che aggiunge: “Anche per quanto riguarda il lavoro agricolo, la Penisola mantiene il primato in Europa per numero di occupati nel settore primario con 1 milione e 125.000 lavoratori, seguita da Spagna e Francia; così come resta pressoché stabile l’impiego di manodopera, con una variazione del -0,1%”.
Andando al dettaglio dei vari comparti, il Centro studi Confagricoltura (che ha condotto le elaborazioni su dati Istat) fa notare la crescita rispetto al crollo del 2018 della produzione di olive/olio (+31%) e di ortaggi (+10%); ma anche la flessione delle produzioni vegetali (-2,1% in valore, -2,4% in volume), compensata solo in parte dalla crescita delle produzioni animali in valore (+0,8%) in valore e delle attività connesse (+2% in valore, +0,8% in volume). Sempre dai dati Istat risulta che il comparto vitivinicolo segna un importante calo dei volumi di produzione (-12%) e dei prezzi di mercato (-6%) e un -17,2% del valore complessivo del comparto. In calo anche la frutta con -3% dei volumi, -5% dei prezzi e -8% del valore.
“A determinare gli andamenti negativi – dice la nota dell’organizzazione agricola –, avrebbero influito diversi fattori, non ultimi i mutamenti climatici e le emergenze fitosanitarie. Si tratta di sfide da affrontare quanto prima con politiche adeguate ed in linea con una visione moderna del settore”. Confagricoltura quindi avverte: “In caso contrario si perderebbero quei primati che il sistema agricolo nazionale ancora può vantare ma che, come è evidente dall’andamento negativo del valore aggiunto e della ragione di scambio che pure l’Istat prefigura (nel 2019 i prezzi dei prodotti agricoli sono cresciuti meno dei costi di produzione), sono pericolosamente messi a rischio”.

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