Messico: violenza e terrore in Michoacán, Puebla e Guanajato. Mons. Díaz (Irapuato), “attaccare il crimine con azioni coordinate tra società e Stato”

Non accennano a diminuire in numerosi Stati del Messico efferati episodi di violenza provocati dai gruppi criminali che spadroneggiano nel Paese e seminano terrore anche in luoghi un tempo ritenuti tranquilli. Lunedì a Iruapan, nel Michoacán (Stato del Messico centrale a ovest della capitale), c’è stato un attacco armato in un negozio di videogiochi della località La Magdalena, che ha provocato la morte di otto persone, tra cui due minori. La città è diventata teatro di scontri tra i cartelli della Nuova Generazione di Jalisco e dei Los Viagras e dall’inizio dell’anno sono state uccise 20 persone.
Diciassette, invece, le persone assassinate in vari attentati, accaduti in 48 ore nello Stato di Puebla (a sud di Città del Messico), tra cui tre donne. Il triste record di questa prima parte di 2020 spetta, probabilmente, allo Stato del Guanajuato (Messico centrale, a nord della capitale), dove si registrano finora 87 persone assassinate.
Il vescovo di Irapuato, mons. Enrique Díaz Díaz, come riporta l’agenzia Acn, ha invitato le autorità e la stessa società “a non coprire e minimizzare” la violenza che ha invaso il Guanajuato, temendo per la sua immagine, ma di “attaccare il crimine con azioni coordinate tra società e governo”, e in particolare anche con scuola, Chiesa e famiglia, ma anche di “sostenere le vittime che questa violenza ha lasciato”.
Il vescovo ha spiegato che il problema deve essere attaccato alla radice e che la violenza “colpisce e influenza le realtà che abbiamo non solo all’esterno, ma dentro di noi, le famiglie, le relazioni, il nostro lavoro, le scuole o le stesse istituzioni, che si sentono vulnerabili alla violenza”.

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