Il Consiglio indigenista missionario (Cimi), organismo della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, esprime in una nota “grave preoccupazione e condanna con forza le recenti iniziative del governo di Bolsonaro che vanno contro la Costituzione brasiliana e la tradizionale politica sulle popolazioni indigene isolate e di recente contatto”.
Secondo il Cimi, il governo di Bolsonaro mostra “evidenti segni di abbandono della prospettiva tecnico-scientifica e del rispetto per il diritto alla libera esistenza di questi popoli, con i loro usi, costumi, credenze e tradizioni, nei loro territori adeguatamente riconosciuti e protetti (articolo 231 della Costituzione), per fare spazio a un orientamento neocolonialista ed etnocida, di incontro e contatto forzati, con l’uso del fondamentalismo religioso come strumento per liberare i territori da queste popolazioni, in vista dello sfruttamento da parte di grandi agricoltori e minatori”.
Adottando questa direzione, “il governo di Bolsonaro, i gruppi economici e gli investitori beneficiari di questa politica si assumono congiuntamente la responsabilità del potenziale e imminente genocidio ed etnocidio delle popolazioni indigene in Brasile”.
Il Cimi ripudia anche gli attacchi verbali rivolti ad esso dal presidente della Repubblica, che secondo la nota dimostra così “la sua completa impreparazione e squilibrio emotivo, con l’effetto di incoraggiare le minacce e la violenza contro i membri dell’organizzazione che lavorano con le persone in tutte le regioni del Brasile. Anche di fronte a queste intimidazioni, Cimi ribadisce l’impegno irremovibile e solidale per la vita, i diritti e i progetti per il futuro dei popoli del Brasile”.