Domani, a Roma, in occasione della Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf), l’Istituto San Gallicano organizza la conferenza nazionale “Salute globale per la tutela delle donne: è possibile eradicare le Mgf?”. L’evento si terrà a Roma, presso l’auditorium “Cosimo Piccinno” del Ministero della Salute. Responsabile scientifico della conferenza nazionale è Aldo Morrone, direttore scientifico del San Gallicano. “Il Novecento è stato il secolo in cui il concetto di salute ha delineato un valore universalmente inteso e ha esteso le aree di intervento nei paesi a Nord e Sud del mondo. Purtroppo, gli sforzi risultano essere ancora insufficienti se confrontati a fenomeni come quello che coinvolge i Paesi nell’area sub-sahariana del pianeta: 250 milioni di donne e bambine portatrici di mutilazioni genitali femminili e circa 2% di bambine nel mondo, ogni anno, sono a rischio di essere sottoposte a ‘pratica tradizionale’”, si legge nella brochure dell’evento. “Nel mondo globalizzato contemporaneo, del machine learning e dell’intelligenza artificiale che domina i diversi ‘saperi’ scientifici’, la pratica delle Mgf non può rimanere una violenza sopita nei corpi delle donne – prosegue la brochure -. A questo si aggiunge l’obiettivo posto dall’Agenda dell’Onu 2030 tra i 17 goal proposti, che evidenzia una centralità di intenti sempre più determinata – e accelerata – per il contrasto alle disuguaglianze ‘per tutti a tutte le età’. No one left behind”. Con il prossimo decennio, quindi, “ci si propone un sistema di salute che abbia la capacità di contrastare le iniquità, promuovere la salute, con l’ambiziosa aspirazione di poter essere un paradigma universalmente condivisibile”. Per gli organizzatori della conferenza, “la cura, terapia e la promozione della salute, nei Paesi di origine e in quelli che sono protagoniste delle mobilità umane, necessitano di azioni concrete, inserite all’interno delle policies e strategie di intervento sanitario. Ciò consentirebbe di coniugare la tutela della salute femminile e di genere, la rimozione di fattori culturali che possano danneggiare la donna e ridurre le discriminazioni”. In questa prospettiva “il ruolo dei decision makers risulta fondamentale per garantire la tutela delle donne e perseguire i goal 3-4-5-10 previsti dall’Agenda 2030 dell’Onu”.