Coronavirus: Ricciardi (Univ. Cattolica), “monitorare alunni di qualsiasi nazionalità rientrati da aree a rischio”

“Ci dobbiamo fidare delle autorità scolastiche e sanitarie. Se ci dicono entrambe che non ci sono le condizioni per prendere i provvedimenti in discussione, invito anche i governatori del Nord che hanno espresso questa premura a fidarsi di chi ha una specifica competenza”. Così il premier Giuseppe Conte ha risposto ai giornalisti a Londra, dopo la presentazione di Cop26 e l’incontro con il primo ministro Boris Johnson. La questione riguarda la richiesta dei governatori di Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e del presidente della Provincia autonoma di Trento, che il periodo di isolamento previsto per chi rientra dalla Cina sia applicato anche ai bambini che frequentano le scuole. “C’è una circolare del ministero della Salute che spiega tutti i casi punto per punto. Io mi sento di tranquillizzare gli studenti e le famiglie: la scuola resta un luogo di inclusione per cui se non ci sono situazioni come quelle che qualcuno ha descritto a scuola si va”, l’affermazione della ministra all’Istruzione Lucia Azzolina a margine di un incontro a Torino. Scevro da qualsiasi influenza di tipo politico, Walter Ricciardi, professore ordinario di igiene generale ed applicata all’Università Cattolica, già presidente dell’Istituto superiore di sanità, dallo scorso ottobre presidente del “Mission Board for Cancer” istituito dalla Commissione Ue , dice al Sir che “sarebbe opportuno adottare misure di questo tipo per la popolazione scolastica, indipendentemente dalla nazionalità degli alunni”.  “Se una persona – anche asintomatica – è rientrata da un’area a rischio – prosegue – è meritevole di attenzione ed è preferibile non rientri immediatamente nella comunità, ma venga monitorata per un tempo ragionevole. Il periodo di incubazione del coronavirus sembra sia intorno ai 5/7 giorni; per essere sicuri sarebbe meglio che per 14 giorni gli alunni rientrati da aree a rischio, cinesi, italiani o di altre nazionalità, rimanessero semplicemente a casa per essere monitorati – non c’è bisogno di metterli in isolamento – prima di essere riammessi in classe, una volta esclusi i sintomi dell’infezione”. Ovviamente, precisa, “le scuole non si possono muovere in modo autonomo; il Ministero della salute dovrebbe elaborare una disposizione nazionale fondata sull’evidenza scientifica e sul buon senso. Queste due settimane sono decisive per la lotta all’epidemia; è importante non abbassare la guardia”.

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