“A cinquant’anni esatti dalla pubblicazione del Documento di base, la fedeltà alle intuizioni e alle indicazioni che ci ha offerto esige oggi scelte pastorali e itinerari formativi nuovi”. Così il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha ricordato, introducendo l’ultimo Consiglio permanente, l’anniversario del Documento di base. Prodotto dalla Chiesa italiana il 2 febbraio 1970, doveva “portare la novità del Concilio Vaticano II – spiega mons. Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale – nel vivo e nella vita di ogni singola comunità cristiana”. “Il testo recepisce la novità e la bellezza del Cristo incarnato, morto e risorto, che dà origine a una comunità, la Chiesa, ma anche il grande contributo delle scienze umane. Credo che oggi – aggiunge Bulgarelli – il grande insegnamento e la grande eredità che il Documento di base ci lascia sia la recezione di un volto di Chiesa attraente: non a caso Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium ci ripropone la bellezza di una Chiesa che deve essere capace di dar vita a una proposta attraente”. “Il servizio della catechesi – aggiunge don Walter Ruspi, sacerdote della diocesi di Novara –, attraverso il Documento di base, ha animato continuamente le nostre comunità. Fa parte della tradizione, non nel senso di qualche cosa che si tramanda ma di qualche cosa che è una sorgente da cui continuamente emergono i punti che non possono essere assolutamente dimenticati”. “Vogliamo dire il nostro grazie ai nostri catechisti – ha detto ancora il card. Bassetti concludendo la sua introduzione al Consiglio permanente –: sono migliaia, che con fede, passione e pazienza interpretano la responsabilità dell’intera Chiesa locale. Educano a uno sguardo evangelico e a un’esperienza ecclesiale, che integra la vita; lo fanno valorizzando le Sacre Scritture, la tradizione viva, la bellezza della liturgia e quella del creato”.