Non accenna a diminuire la tensione in Cile, dove ai nuovi atti di violenza che si sono verificati a partire dal 29 gennaio, hanno fatto seguito episodi di repressione violenta che hanno fatto tornare i Carabinieri nell’occhio del ciclone. Il giovane ventiquattrenne Ariel Moreno, sarebbe morto venerdì scorso dopo essere stato colpito al cervello da un proiettile, quasi certamente sparato dalle forze dell’ordine. Secondo le ricostruzioni della stampa cilena, il giovane non si sarebbe trovato a manifestare in prima linea, e si trovava a manifestare in quanto tifoso del Colo Colo, dopo l’investimento da parte dei Carabinieri di un altro giovane, Jorge Mora. Gli stessi Carabinieri hanno anche preso le distanze, in una nota ufficiale, dai propri effettivi, in tutto nove, che in un video sono stati ripresi mentre si accaniscono, con bastonate, calci e pugni, contro un altro giovane, Matías Soto, nella periferia sud di Santiago, a Puente Alto. Quanto accaduto è stato definito dall’arma “inaccettabile, eccezionale e gravissimo”.
Nel frattempo, venerdì scorso i rappresentanti della Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh, nella foto) hanno espresso le loro conclusioni preliminari sulla situazione in Cile, dopo la visita in loco effettuata nel Paese tra il 25 e il 31 gennaio. “Il Cile sta attraversando una grave crisi dei diritti umani”, ha affermato il commissario Esmeralda Arosemena de Troitiño. Il gruppo di lavoro incaricato dell’inchiesta ha espresso preoccupazione e ha condannato “l’elevato numero di violazioni dei diritti umani”, raccomandando alle autorità cilene di “indagare e punire i responsabili, per renderlo noto al pubblico”. Tra i casi che hanno causato la maggior impressione, ci sono i circa 400 feriti con gravi lesioni agli occhi provocate da fucili e pallini esplosi durante gli scontri con i manifestanti.