Dall’adozione di un codice di condotta alla formazione di tutto il personale che opera con i bambini, dalla individuazione di una figura che gestisca le segnalazioni alla informazione dei minori e delle famiglie. Sono alcuni dei passi attorno ai quali ruota il Manifesto in 10 punti promosso da Save the Children e presentato oggi in Senato. Le organizzazioni che sottoscrivono il Manifesto “10 in condotta!” intendono mettersi in gioco per rafforzare la prevenzione degli abusi a partire dai propri ambiti di intervento e, allo stesso tempo, promuovere la diffusione e l’applicazione di un sistema di tutela in tutto il Paese, anche nel rapporto con le istituzioni. Di recente – è il caso dei bandi sulla povertà educativa promossi dall’impresa sociale “Con i bambini” – l’adozione di un sistema di tutela (child safeguarding policy) è stata considerata requisito essenziale per la partecipazione ad un bando per progetti dedicati ai minori. “Nonostante sia cresciuta negli anni una sensibilità attorno al tema, ancora oggi chi dovrebbe cogliere i segnali di rischio spesso non è in grado di sapere come e a chi rivolgersi e troppi allarmi restano inascoltati”, spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa dell’organizzazione di Save the Children. Di qui l’intenzione di impegnarsi , con tutte le organizzazioni attive nella protezione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, “nella realizzazione di un monitoraggio periodico e serrato del funzionamento di sistemi di tutela in tutti gli ambienti frequentati dai minori”. “Chiediamo alle istituzioni – prosegue – che i sistemi di accreditamento e le procedure di affidamento di servizi educativi e ricreativi considerino l’attivazione di un sistema di tutela come requisito essenziale in tutti i servizi educativi e ricreativi. Allo stesso tempo, chiediamo che all’interno del sistema scolastico la tutela dei minori divenga un asse portante affinché ogni scuola sia sempre uno spazio di ascolto e di protezione per ogni bambino e bambina. Una violazione non è mai un fatto privato e se riguarda un minore è più che mai una responsabilità etica, oltre che legale, degli adulti in posizione fiduciaria non averlo saputo prevenire”.