“Bisogna valutare situazione per situazione, non si può generalizzare”. Mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, ha risposto così alle domande dei giornalisti sul disagio espresso da alcuni sacerdoti e vescovi del Nord Italia per il fatto di non poter celebrare la messa, a causa delle misure precauzionali imposte dall’emergenza Coronavirus. A margine della presentazione del volume “Dio non abita più qui? Dismissione dei luoghi di culto e gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici”, in corso alla Pontificia Università Gregoriana, mons. Russo ha precisato che “le chiese sono aperte in Italia, tranne alcune situazioni particolari dove l’emergenza sanitaria sembrerebbe aver invaso di più il territorio. In quei luoghi, particolarmente quelli dove c’è il focolaio, ci si sta attivando per attenersi alle indicazioni, c’è collaborazione con le autorità”. “L’epidemia sembra risultare meno invasiva di quanto inizialmente si pensasse, speriamo che si arrivi al più presto ad aprire tutte le chiese per le messe, almeno quelle feriali”, l’auspicio del segretario generale della Cei. “Tenere un rapporto attivo con le autorità pubbliche e utilizzare gli spazi che ci sono per favorire la partecipazione della popolazione alla preghiera”, l’indicazione della Chiesa italiana, valutando la situazione caso per caso e utilizzando, laddove è necessario, cautele come quella di “evitare le celebrazioni nei luoghi e nei momenti più affollati”.