“In questo momento così difficile, tutti dobbiamo sentirci chiamati a trasmettere serenità, non abbandonando mai il buon senso e la prudenza, ma allontanando da noi, con decisione, sentimenti discriminatori e polemiche sterili che contribuiscono solo a creare un clima di alta tensione”. Lo scrive mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Rossano-Cariati, che da sabato scorso a Torino, realtà territoriale che, in queste ultime ore, è stata toccata dalla presenza del coronavirus.
Il presule, dopo aver ricordato le raccomandazioni dei vescovi calabresi, invita a compiere “un esercizio di memoria” e a ricordare “quanto la cultura italiana ci trasmette a proposito. Il Manzoni la peste non l’aveva vista, ma aveva studiato documenti su documenti, giungendo a descrivere nei Promessi Sposi la follia, la psicosi, le teorie assurde sulla sua origine, sui rimedi. Egli, nella sua abilità letteraria, giunse a narrare la scena di uno straniero a Milano (un turista) che, toccando un muro del duomo, venne linciato dalla folla perché accusato di spargere il morbo”. In tutto questo “c’è una cosa che Manzoni descrive bene, e che riprende dal Boccaccio, un autore del medioevo, che la peste l’aveva vissuta perdendo il padre: momenti come quello che stiamo vivendo sono momenti di prova, di discrimine tra umanità e inumanità”.
Di qui l’appello: “Dobbiamo fare attenzione: un clima di paura e di panico non salva dalla possibilità di un’infezione ma ci rende sospettosi e capaci di odio minando il vivere civile. Tutto questo rischia di metterci gli uni contro gli altri. Fede e cultura ci insegnano non ad evitare i guai, ma a saperli affrontare, invitando ciascuno a saper restare umani quando il mondo impazzisce”.
Pertanto, come affermano i vescovi calabresi, “unitamente ai comportamenti prudenziali ed ai suggerimenti del Ministero della Salute, nelle nostre comunità cristiane di tutte le diocesi della Calabria, per tutto il tempo necessario, adotteremo le seguenti misure: svuotare le acquasantiere; evitare di bagnarsi gli occhi con l’acqua benedetta in occasione dell’imposizione delle ceneri; evitare il segno della pace durante la Messa; dare la comunione solo sulla mano; evitare la comunione sotto le due specie; evitare, come in uso in molte delle nostre comunità parrocchiali le condoglianze, al termine dei funerali, dei trigesimi e degli anniversari; lavarsi bene le mani (presbiteri, diaconi, ministri dell’eucarestia)”.
La lettera dell’arcivescovo con le disposizioni da attuare per affrontare l’emergenza coronavirus è stata consegnata a tutti i parroci e sarà letta mercoledì in occasione della celebrazione delle Sacre Ceneri.