(Milano) “La storia di questo ragazzino mi ha subito molto colpita. Va nella linea di quella ‘santità della porta accanto’ che Papa Francesco ci sta insegnando a riconoscere e valorizzare”. Maria Teresa Antognazza, giornalista e scrittrice, ha recentemente pubblicato per le edizioni In Dialogo una biografia di Carlo Acutis rivolta ai ragazzi. Acutis, lombardo, morto a 15 anni per una leucemia fulminante, è sepolto ad Assisi: Papa Francesco nei giorni scorsi ha dato l’assenso per la beatificazione, dopo averlo additato ai ragazzi di tutto il mondo alla Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro nel 2013 e avendone parlato nella esortazione apostolica “Christus Vivit”, pubblicata nel 2019 dopo il Sinodo dei giovani. “La casa editrice mi ha dato corda e ci siamo impegnati con il bravissimo disegnatore Bruno Dolif a realizzare una storia capace davvero di parlare ai giovanissimi di oggi”, spiega Antognazza al Sir. Carlo Acutis, dice, “non era un ragazzo dotato di qualche ‘potere’ fuori dall’ordinario; le testimonianze lo presentano come un appassionato di tutto ciò che di bello ci circonda: amante della natura, degli animali, di grandi nuotate e di gite nelle più belle città italiane. Smanetta sul pc e diventa anche un abile conoscitore del linguaggio informatico, a cui si dedica con passione imparando a programmare e realizzare siti”.
“Naturalmente i genitori (che hanno significative risorse economiche, non dobbiamo dimenticarlo) lo assecondano e lo seguono nei suoi desideri. E così cresce sereno e gioioso. Ma – spiega l’autrice – ha una dote speciale, questa sì, che coltiva fin da piccolo, grazie anche all’influenza dei nonni: ha una grande attenzione agli altri, è molto sensibile verso chi vede nel bisogno, come i poveri del quartiere o quelli che dormono per strada vicino alla chiesa milanese che frequenta”. Anche a scuola Carlo Acutis “si dimostra sempre pronto a dare una mano ai compagni in difficoltà con lo studio e si fa avanti a difendere quelli che sono oggetto di scherno per qualche difetto fisico. Insomma, in un tempo in cui spesso prevale la diffidenza reciproca, mi sembra una bella figura da far conoscere ai ragazzi per il messaggio semplice ma essenziale che ci lascia: è possibile a tutti seguire Gesù e amare come ha fatto lui. E questo dà gioia”.