(da Bari) “La pace, la convivenza e il dialogo, una società inclusiva a partite dai più poveri sono le frontiere su cui i cristiani possono dare un contributo profetico di cambiamento della storia, di umanizzazione della società e di apertura all’universalità in un tempo di antagonismi e di risorgenti nazionali”. Ne è convinto Adriano Roccucci, ordinario di Storia contemporanea all’Università Roma Tre, che, nella relazione di apertura della terza giornata dell’incontro a Bari su “Il Mediterraneo, frontiera di pace”, ha citato il patriarca ecumenico Athenagoras e il suo “profilo di speranza” tracciato quando era un giovane monaco a Monastir. “Dalle comunità cristiane può arrivare un contributo decisivo alla costruzione di società inclusive, a partire dall’attenzione ai poveri”, l’invito del relatore, che si è soffermato sulla “disuguaglianza” che attraversa il Mediterraneo tra riva nord e riva sud, “ma soprattutto divide la regione del Mediterraneo e l’Africa subsahariana, che ancora oggi, nonostante la riduzione della povertà, è l’area in cui nel mondo vive il più alto numero di persone in condizioni di estrema povertà”. “Non è possibile pensare il Mediterraneo senza il rapporto con l’Africa subsahariana – la tesi dell’esperto – e questo grande divario di condizioni di vita deve interrogare i governi, ma anche la società e le Chiese del Mediterraneo”.