“Il dono più prezioso che possiamo fare al mondo, al nostro Paese, alle persone e alle famiglie che vivono in esso, alla cultura del nostro tempo, è mettere in gioco la linfa vitale di una fede incarnata nella storia, che ci spinga a testimoniare il Vangelo impegnandoci concretamente per la costruzione di una convivenza più giusta, più pacifica, più fraterna: più umana”. Lo dice il presidente dell’Azione Cattolica, Matteo Truffelli, nell’intervista pubblicata sul trimestrale “Segno nel Mondo”, in cui traccia un primo bilancio dei suoi sei anni alla guida dell’associazione. Il suo mandato è quasi al termine. Tra fine aprile e i primi di maggio, l’Ac celebrerà l’assemblea nazionale. Indicando “la nuova frontiera” nella “strada della fraternità, della misericordia, dell’accoglienza e della cura per ciascuna vita e per tutto il creato”, il presidente di Azione Cattolica indica il percorso da compiere “se desideriamo incontrare coloro che non rispondono più al suono delle campane che vorrebbero convocarli dentro le nostre mura”: “Dobbiamo necessariamente essere noi a uscire. Imboccare una strada che ci porti fuori dalle iniziative consolidate, dalle abitudini rassicuranti, su di un terreno almeno in parte inesplorato – aggiunge -. E per incamminarci su questa strada non c’è che un modo possibile: quello della sinodalità, del desiderio di andare tutti nella stessa direzione, anche se con passi diversi e con un passo differente”. Ripercorrendo i sei anni di presidenza, Truffelli li considera per l’associazione “un tempo di forte coesione e di grande creatività, di voglia di non accontentarsi del ‘comodo criterio del si è sempre fatto così’”. “Viviamo con lo stesso respiro della Chiesa e del mondo, perciò abbiamo goduto della straordinaria spinta che Papa Francesco ha impresso a tutta la comunità ecclesiale e ci siamo trovati immersi in un tempo di grandi cambiamenti, che inevitabilmente hanno inciso sulle scelte dell’associazione (basti pensare al mondo della comunicazione). Ma abbiamo dovuto fare i conti anche con le paure e la tendenza a rinchiudersi che questi cambiamenti generano nella società e dentro la Chiesa”.