Avviare un percorso nazionale di conoscenza e sensibilizzazione sulla “terapia della dignità”, affinché questa forma di psicoterapia innovativa, destinata a persone che si trovano nella fase finale della propria vita, “venga riconosciuta e diffusa anche in Italia come una delle possibili componenti di quel complesso universo che sono le cure palliative”. Chiara Mantovani, medico e bioeticista, consigliere nazionale dell’associazione Scienza & Vita, illustra al Sir l’obiettivo dell’incontro “Ricordati di me. Oltre la fine che verrà” in programma questo pomeriggio a Roma per iniziativa dell’associazione e del senatore Alberto Balboni, vicepresidente della Commissione giustizia. L’associazione, spiega Mantovani, “è nata come luogo nel quale la buona scienza e la difesa della vita convivono valorizzandosi reciprocamente. Siamo interessati a tutto ciò che è scientificamente valido e supporta una concezione della vita come bene prezioso da tutelare sempre e del quale prendersi cura in ogni situazione”. Dunque pieno sostegno alle cure palliative per “assicurare il rispetto della dignità e dell’autonomia della persona malata che, anche quando non è guaribile, rimane curabile fino alla fine”. La “terapia della dignità”, messa a punto nei primi anni Duemila dallo psichiatra canadese Harvey Max Chochinov, noto in tutto il mondo per il suo impegno e le sue ricerche sui bisogni psicologici dei pazienti in fase terminale, “è un percorso psicoterapeutico inserito in un rigoroso protocollo, destinato al paziente e, se vogliono, anche ai membri della sua famiglia, che può essere svolto solo da specialisti”, precisa Mantovani. I malati sono invitati a parlare di sé e a registrare ricordi, pensieri e sentimenti che ritengono significativi e desiderano lasciare in eredità ai loro cari dopo la morte: un modo per creare qualcosa che sopravviverà loro.