Le parole chiave della grande trasformazione “dalla disintermediazione digitale all’era biomediatica” sono state al centro dell’intervento di Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, in occasione della presentazione oggi a Roma del 16° Rapporto Censis sulla comunicazione, “I media e la costruzione dell’identità”. La prima “parola chiave” è “personalizzazione dell’impiego dei media”, che comporta la “desincronizzazione dei palinsesti collettivi”, la “personalizzazione delle modalità di fruizione dei contenuti di intrattenimento e dei percorsi di accesso alle informazioni”, lo “scardinamento della gerarchia tradizionale dei mezzi, che attribuiva alle fonti professionali e autorevoli dell’informazione mainstream un ruolo esclusivo”.
La seconda parola chiave è proprio “l’ingresso nell’‘era biomediatica’”. Innanzitutto, “con la miniaturizzazione dei device tecnologici, la proliferazione delle connessioni mobili, la diffusione dei social network diventano centrali la trascrizione virtuale e la condivisione telematica in tempo reale delle biografie personali”. Si registra anche un altro fenomeno: quello che potremmo definire “I media sono io”, con l’autoassemblaggio delle fonti e l’autoproduzione dei contenuti. C’è anche il “primato dello sharing sulla privacy: l’individuo si specchia nei media (ne è il contenuto) creati dall’individuo stesso (ne è anche il produttore)”. L’ultima parola chiave è “economia della disintermediazione digitale”. Nella crisi, c’è una “connotazione anticiclica dei consumi mediatici”, “la creazione di valore si trasferisce da filiere produttive e occupazionali
tradizionali in nuovi ambiti”, si registra una “divaricazione del solco tra élite e popolo” perché c’è “fede nel potenziale di emancipazione delle comunità attribuito ai processi di disintermediazione resi possibili dalla rete”.