Un mese dopo l’omicidio di Fernando Báez Sosa, avvenuto a Villa Gesell, località costiera della provincia di Buenos Aires, circa 200 chilometri a sud della capitale, una folla ha partecipato alla messa all’aperto di suffragio, presieduta dal vescovo di Mar del Plata, mons. Gabriel Mestre, per pregare ma anche per chiedere giustizia. L’omicidio del giovane, ad opera di un gruppo di rugbisti, ha suscitato un’ondata di partecipazione e indignazione popolare, anche per il contesto di violenza in cui è avvenuto.
Ha fatto giungere la sua partecipazione anche Papa Francesco, con un breve messaggio inviato a mons. Mestre. “Caro fratello – scrive il Papa -, so che domani celebreranno una messa a Villa Gesell, a un mese dall’omicidio di Fernando Báez Sosa. Voglio assicurarti la mia compagnia spirituale quel giorno. Celebrerò anche l’Eucaristia per Fernando e i suoi genitori”.
Durante la celebrazione, come riferisce l’agenzia Aica, il vescovo ha benedetto l’albero vicino al quale è stato ucciso Fernando, su cui è stata appesa la sua foto insieme a rosari, croci biglietti. Inoltre, ha benedetto una “rosa della pace”, realizzata e inviata dall’orafo Juan Carlos Pallarols, che rimarrà esposta nella parrocchia dell’Immacolata Concezione.
“Questa messa è un segno profetico, nel chiedere l’eterno riposo di Fernando e il conforto della sua famiglia; giustizia equa e non impunità; la conversione di cuori violenti. L’idea è di ripensare questa società e che cerchiamo di essere artigiani della pace, come afferma Papa Francesco”, ha affermato mons. Mestre, che ha proseguito: “Il perdono è un percorso che non implica l’impunità. Perdonare non significa che tutto rimane come prima. Ci deve essere una giustizia giusta che poi consenta l’opzione per il perdono sincero del cuore. Ecco perché il perdono è un percorso che implica il riconoscimento della verità dalla giustizia”.