“Giovani credenti nella società” è il titolo di un rapporto che il Consiglio cristiano di Svezia pubblica oggi e che mostra come un giovane cristiano su due venga umiliato o ferito in ragione della propria fede, al punto che “molti giovani non manifestano il proprio credo”. Secondo quanto riferisce una nota del Consiglio, lo studio, frutto di un’indagine su 393 giovani cristiani di diverse confessioni, nasce dal fatto che dal 1° gennaio 2020 è entrata a far parte della legge nazionale la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo che include il diritto del bambino a un’istruzione completa, nonché il diritto all’identità religiosa e culturale. “In che modo questo cambiamento può tutelare la libertà religiosa di bambini e giovani in Svezia?” è la domanda che si sono poste le Chiese. Il 50% dei giovani ha affermato di “aver subito violazioni a causa della propria fede”; per un giovane su quattro è un insegnante ad averli offesi. “Il rapporto è un altro segno del fatto che la libertà religiosa in Svezia non è così ovvia come vorremmo credere”, ha dichiarato l’arcivescovo della Chiesa di Svezia Antje Jackelén. “C’è la chiara tendenza a sostenere che bambini e adolescenti devono crescere in un mondo neutrale rispetto alla religione. La Svezia è uno Stato secolare ma non è una società secolare, è in gran parte costituita da persone con credenze religiose”, scrivono i leader delle Chiese oggi sul Svenska dagbladet. “Che cosa succede nel lungo periodo in una società in cui i giovani non sono incoraggiati ad approfondire il proprio credo e non imparano a rispettare il credo degli altri?”, la domanda di Daniel Alm, responsabile delle assemblee libere pentecostali. “La nostra indagine si concentra sui giovani cristiani. C’è motivo di credere che, ad esempio, i giovani musulmani ed ebrei abbiano esperienze simili e forse anche in misura maggiore”, ha segnalato il cardinale di Stoccolma Anders Arborelius.