Oltre sei anni di conflitto civile, l’economia al collasso e la conseguente crisi umanitaria sono solo alcuni dei fattori che affliggono il giovane Sud Sudan. Manca poco al 22 febbraio, giorno entro il quale dovrebbe insediarsi il governo di unità nazionale secondo l’accordo di pace siglato tra le parti del conflitto Sud Sudanese a settembre 2018.
“Il 22 febbraio saremo tutti lì, a sostenere un popolo che può farcela. Noi saremo al fianco della gente, come dal 1972 – dichiara Gugliemo Micucci, direttore di Amref Health Africa-Italia, appena rientrato dal Sud Sudan -. Nei giorni della mia permanenza nel Paese, ho visitato laboratori sanitari e ospedali pieni di pazienti, ma scarni di personale sanitario. Desolante, se non fosse che giorno dopo giorno abbiamo incontrato operatori sanitari sud sudanesi che abbiamo formato dal 1998 e che oggi occupano anche ruoli chiave del Ministero della Salute o di uffici di prevenzione delle malattie cosiddette ‘neglette’. In quegli incontri abbiamo riscontrato un barlume di speranza che vogliamo continuare ad alimentare. Una speranza solida. Fatta di competenza e lavoro. Una speranza che siamo certi contribuirà alla riconciliazione di un popolo martoriato ormai da troppo tempo. La nostra non è solo una risposta sanitaria, ma per la pace, visto che da decenni sud sudanesi di etnie diverse – che spesso sono in lotta – studiano fianco a fianco negli istituti che sosteniamo, per migliorare la salute del loro Paese”.
Dal 1998, Amref supporta il Maridi Health Science Institute che, ad oggi, ha formato circa l’80% dei quadri sanitari intermedi che operano in Sud Sudan. L’organizzazione è impegnata a sostenere questa area dal 1972. Nel 2013, a Maridi, Amref ha avviato la prima scuola femminile di scienze dell’intero Sud Sudan. L’impegno continua con la formazione di promotrici dell’igiene e di operatori sanitari, la costruzione di nuovi pozzi e latrine (progetto Sani) e l’attivazione di scuole per allevatori e coltivatori.
“Io voglio pensare che, stavolta, possa vincere il volere del popolo che non ha più le forze di stare in una guerra che non lo sta portando da nessuna parte, se non a sofferenza e distruzione”, afferma Sara Del Debbio, operatrice di Amref, in viaggio con Micucci in Sud Sudan. “Questa non è la guerra per l’indipendenza, quella l’hanno già fatta e l’hanno già faticosamente e orgogliosamente vinta. Ora i Sud Sudanesi hanno voglia di vivere, non più di versare sangue. Più guerra, più povertà, più povertà, più guerra. Un circolo vizioso da cui il Sud Sudan non riesce a scappare”, conclude.