“Il termine ‘mite’ qui utilizzato vuol dire letteralmente dolce, mansueto, gentile, privo di violenza. La mitezza si manifesta nei momenti di conflitto, si vede da come si reagisce ad una situazione ostile”. Lo ha detto Papa Francesco stamani nella sua catechesi, durante l’udienza generale, dedicata alla terza delle otto beatitudini del Vangelo di Matteo: “Beati i miti perché avranno in eredità la terra” (Mt 5,5). “Chiunque potrebbe sembrare mite quando tutto è tranquillo, ma come reagisce ‘sotto pressione’, se viene attaccato, offeso, aggredito?”, si è chiesto. Soffermandosi sul significato della parola “mite” nella Scrittura, il Pontefice ha spiegato che “indica anche colui che non ha proprietà terriere; e dunque ci colpisce il fatto che la terza beatitudine dica proprio che i miti ‘avranno in eredità la terra’”. Nelle parole di Francesco, dunque, la relazione tra la mitezza e il possesso della terra. “Queste due cose, a pensarci bene, sembrano incompatibili”. Il riferimento è al fatto che “il possesso della terra è l’ambito tipico del conflitto: si combatte spesso per un territorio, per ottenere l’egemonia su una certa zona. Nelle guerre il più forte prevale e conquista altre terre”. Dal Papa l’incoraggiamento anche a guardare bene “il verbo usato per indicare il possesso dei miti”: “Essi non conquistano la terra, la ereditano”. “Nelle Scritture il verbo ‘ereditare’ – ha aggiunto il Papa – ha un senso ancor più profondo. Il popolo di Dio chiama ‘eredità’ proprio la terra di Israele che è la Terra promessa. Quella terra è una promessa e un dono per il popolo di Dio, e diventa segno di qualcosa di molto più grande e più profondo di un semplice territorio”.