“Quanta sofferenza, quanta ingiustizia, quanta indifferenza”. Così il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha delineato il “contesto nel quale siamo chiamati a vivere la nostra comune vocazione di Chiese mediterranee”, aprendo l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace” in corso a Bari fino a domenica. “La cultura dell’incontro e della pace nel Mediterraneo non è un buon proposito per ingenui ma l’unica possibilità realistica di benessere e prosperità dei nostri popoli, l’unica via che ne assicura realmente la sopravvivenza”, la tesi di fondo, mutuata dal pensiero di Giorgio La Pira. “È la guerra a essere una tremenda anti-utopia e a essere una tragica farsa sulla pelle dei poveri”, ha ammonito il presidente della Cei, secondo il quale “nella complessità delle relazioni internazionali la competizione fra le diverse potenze, che si riflette negli scenari di guerra locali, non può essere decisa con la forza delle armi, pena la distruzione del pianeta”. “Nell’era delle bombe nucleari, nell’era in cui per la prima volta facciamo i conti con il fatto che le risorse della terra non sono infinite e quella in cui la scienza e la tecnologia hanno connesso il mondo e messo l’uomo in condizione di distruggere o salvare il pianeta, non c’è, per i popoli di tutta le terra e per i popoli mediterranei in specie, alternativa alla risoluzione pacifica delle controversie e alla collaborazione”, ha affermato il cardinale: “La tutela dell’ambiente e della salute umana necessitano di un alto grado di costante collaborazione e scambio, di relazioni internazionali, scientifiche, culturali, educative, fondate sulla trasparenza, sulla veridicità delle informazioni, sulla fiducia”. “La solidarietà fra i popoli e la capacità di darsi regole comuni per salvaguardare e promuovere la pace, l’ambiente, la dignità del lavoro, la salute (a qualsiasi latitudine e longitudine si nasca!) non sono sogni, ma la condizione per garantire la sopravvivenza ordinata e pacifica del pianeta. Sono obiettivi a portata dell’umanità contemporanea e sono nel contempo il riflesso della verità profonda dell’uomo che Gesù Cristo ha rivelato e salvato”, la proposta della Chiesa italiana: “Soprattutto nel contesto mediterraneo, dove convergono le tensioni e le contrapposizioni del mondo intero, l’alternativa alla pace è il rischio di un caos incontrollato, ed è facile riconoscere che se il limite non si è, finora, varcato, lo si deve agli accordi che vengono trovati tra gli attori internazionali, non sempre alla luce del sole, anche quando si è trattato di contrastare le organizzazioni terroristiche e il sedicente stato islamico”. Nel frattempo, “gli scontri militari procurano morte e sofferenze indicibili alle popolazioni inermi e la comunità internazionale e le organizzazioni sovranazionali gestiscono a fatica le crisi umanitarie che ne derivano, tollerando spesso violazioni ai diritti umani”. “Dobbiamo dire basta a questa politica fatta sul sangue dei popoli!”, il grido d’allarme del porporato: “I nostri popoli devono pretendere che le controversie internazionali siano affrontate e risolte nel quadro del diritto, del bene comune e di una più forte, più funzionale e incisiva azione delle Nazioni Unite”.