Dal 1° dicembre 2019, più di 500mila bambini sono stati sfollati a causa delle intense violenze nel nordovest della Siria (secondo l’ultimo Situation Report dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari), con decine di migliaia di bambini e le loro famiglie che vivono in tende, all’aperto, tra freddo e pioggia. Dall’inizio dell’anno, sono state verificate le morti o il ferimento di 77 bambini (28 uccisi e 49 feriti) a causa dell’escalation di violenze nell’area. È quanto denuncia l’Unicef che ieri ha ricevuto notizie secondo cui gli ultimi due ospedali in funzione nella parte occidentale del governatorato di Aleppo sono stati colpiti. Uno dei due, era un ospedale materno-infantile.
“La situazione nel nordovest del Paese è insostenibile, anche per i tristi standard della Siria,” ha dichiarato Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef, aggiungendo che “i bambini e le famiglie sono bloccati tra violenza, freddo intenso, la mancanza di cibo e condizioni di vita disperate. Un tale disprezzo per la sicurezza e il benessere dei bambini e delle famiglie supera ogni limite e non deve continuare”.
Lavorando con i suoi partner sul campo, l’Unicef continua a distribuire aiuti salvavita alle famiglie che hanno bisogno di assistenza, comprese quelle recentemente sfollate. Quest’assistenza comprende kit igienici, acqua sicura da bere, abiti caldi per l’inverno, visite e cure per la malnutrizione, supporto psicosociale e per l’istruzione. Inoltre, l’Unicef sta lavorando con i suoi partner per fornire vaccini, soprattutto ai bambini che non avevano ricevuto le vaccinazioni precedenti, e sta anche garantendo gli aiuti necessari per portare avanti campagne di immunizzazione, compresa la catena del freddo per proteggere la sicurezza dei vaccini.
“Il massacro in Siria nordoccidentale continua ad avere un impatto terribile sui bambini”, ha rilevato Fore, ammonendo: “È ora di posare le armi e porre fine alle violenze una volta e per tutte. Le parti in conflitto devono proteggere i bambini e le infrastrutture da cui dipendono, dare tregua alle famiglie e consentire agli operatori umanitari di rispondere agli enormi bisogni, secondo il diritto internazionale umanitario”.