Un libro per sapere e capire e quindi contro la paura dell’ignoranza. È attorno a questo nodo di concetti che si è svolto nel pomeriggio, a Torino, un dibattito tra il padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza, don Carmine Arice, e Ivano Dionigi, latinista, già rettore dell’Università di Bologna e autore de “Osa Sapere. Contro la paura dell’ignoranza” (Solferino editore).
Il libro parte dalla constatazione della realtà di oggi tra l’inarrestabile arrivo di nuovi “barbari” (di fronte ai quali si costruiscono muri fisici e mentali), e il dominio pressoché illimitato della tecnica (che pare minacciare la nostra stessa identità personale). Il messaggio di Dionigi, tuttavia, è che possiamo capire e renderci amico questo futuro-presente carico di complessità e incognite, se “osiamo sapere”.
“Viviamo – ha spiegato Dionigi –, in un’epoca di cambiamento. Il mondo è sempre più ametrico cioè senza misura e senza centro. Abbiamo smarrito le nostre sicurezze mentre siamo di fronte a due grandi rivoluzioni, quella tecnologia e quella sociale”. Secondo l’autore di “Osa sapere” occorre allora “volgere lo sguardo contemporaneamente in avanti e in indietro, bisogna recuperare il senso di continuità. La tradizione riporta alla memoria, che porta alla riconoscenza”. Tre sono le azioni chiave da intraprendere: “Intelligere, cioè cogliere la profondità e le relazioni, interrogare, cioè essere capaci di porsi domande, invenire, cioè essere capaci di scoprire”. Grande attenzione, poi, occorre prestare ai giovani (“che non sono il futuro ma il presente”), così come alla lezione di Roma – che divenne grande aprendosi ai nuovi popoli e riconoscendo cittadini (cives) gli stranieri, i “nemici” (hostes) –, ma anche al valore del “pensiero lungo” e del dialogo tra i saperi.
Don Arice ha invece sottolineato come quanto scritto in “Osa Sapere” sia “in sintonia con le questioni aperte dal Cottolengo che è una continua domanda sul senso, sul perché, sulla finitudine della vita umana, su ciò che è vero, su ciò che è falso”.