Si è svolto oggi al Cairo il convegno dal titolo “Dalla libertà di culto alla libertà di religione e di credo. Promuovere la partnership tra gli Stati, la Comunità internazionale e le Istituzioni religiose”, organizzato dall’Ambasciata d’Italia al Cairo. L’evento, ospitato dall’Istituto di Cultura, ha visto la partecipazione di personalità internazionali di alto profilo che si sono riunite nella capitale egiziana per approfondire il tema della collaborazione tra autorità civili e religiose per la promozione della libertà di religione e di credo. Tra i relatori erano presenti Adama Dieng, sottosegretario generale dell’Onu e consigliere speciale del Segretario generale per la prevenzione del genocidio; Ján Figeľ, Inviato speciale dell’Unione europea per la promozione della libertà di religione e di credo fino a novembre scorso; e Kishan Manocha, consigliere per la libertà di religione e di credo dell’Osce/Odihr. Dall’Italia sono intervenuti i professori Silvio Ferrari (Università di Milano), Agostino Giovagnoli (Università Cattolica del Sacro Cuore) e Marco Ventura (Università di Siena). Dopo un indirizzo di saluto dell’ambasciatore d’Italia, Giampaolo Cantini, hanno preso la parola, nella sessione inaugurale, Ahmed Ihab Gamaleddin, vice ministro egiziano degli Affari Esteri per i Diritti Umani e gli Affari Umanitari e Sociali Internazionali; l’arcivescovo Nicolas Henry Thevenin, nunzio apostolico in Egitto; Qais Al Azzawi, vice segretario generale della Lega Araba per la stampa e la comunicazione, in rappresentanza del Segretario Generale della Lega Araba; Nazir Mohammed Ayad, segretario generale del Centro di Al Azhar per la Ricerca Islamica; Sua Grazia Pavly, vescovo ausiliare e Delegato per la gioventù ad Alessandria, in rappresentanza del Papa Copto Tawadros II.
L’iniziativa – si legge nella presentazione del convegno – “nasce dalla consapevolezza del fatto che la libertà di religione e di credo, malgrado il rilievo ad essa riconosciuto nel diritto internazionale e nelle costituzioni nazionali, soffra ancora oggi di una limitata comprensione dei suoi contenuti e delle sue molteplici manifestazioni, con il rischio che essa venga ridotta a mera libertà di culto”. Con l’obiettivo di evidenziare il valore di questo diritto nelle società plurali del mondo contemporaneo, la giornata si è aperta con la prolusione di Jan Figel, che ha sottolineato come tale libertà sia un valore essenziale per l’affermazione della dignità umana, della pace e della giustizia. La Conferenza è proseguita con un panel dedicato al concetto di libertà di religione e di credo nel Cristianesimo e nell’Islam, con l’obiettivo di esaminare le basi teologiche di tale diritto nelle due religioni e trarne spunti per la sua successiva codificazione nei singoli ordinamenti giuridici e per l’elaborazione di politiche in materia, in grado di rifletterne l’evoluzione nel tempo e nello spazio. Nella sua prolusione, Adama Dieng si è soffermato sull’importanza di promuovere la libertà di religione e di credo al fine di prevenire l’incitamento all’odio e i crimini contro l’umanità. La diversità religiosa è infatti fonte di ricchezza culturale e premessa indispensabile per la stabilità e lo sviluppo sostenibile delle società contemporanee. Ai professori Silvio Ferrari, Marco Ventura e Ahmed Hamza è stato invece affidato il compito di prendere in esame l’esperienza internazionale, italiana ed egiziana, con l’obiettivo di evidenziare i risultati raggiunti e le sfide da affrontare, da parte dei diversi ordinamenti giuridici, per assicurare una protezione piena della libertà di religione e di credo e in linea con le esigenze delle società contemporanee.
Nelle sue conclusioni, Kishan Manocha ha evidenziato la necessità di intensificare la collaborazione fra attori civili e religiosi. Essi, infatti, pur nella diversità di prerogative condividono una comune responsabilità nel contrastare ogni forma di discriminazione ed estremismo e nel diffondere una cultura della conoscenza e della comprensione reciproca tra donne e uomini di fedi diverse. Emerge anche un nesso diretto tra dialogo interreligioso e promozione della libertà di religione e di credo: ricercando una più intensa collaborazione tra loro, i leader religiosi trasmettono alle rispettive comunità un messaggio di apertura e di rispetto, che a sua volta agisce come fattore di coesione tra individui appartenenti a religioni diverse e come antidoto alla marginalizzazione, alla discriminazione e all’odio.