Cinema: addio a Flavio Bucci, attore noto per lo sceneggiato “Ligabue”. Giraldi (Cnvf), “un intenso interprete a lungo dimenticato”

A pochi giorni dalla presentazione al 70° Festival internazionale del Cinema di Berlino di “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti, biopic su Antonio Ligabue con Elio Germano, arriva la notizia della morte di Flavio Bucci, primo grande interprete sullo schermo del celebre pittore. Era il 1977 quando la Rai mandava in onda lo sceneggiato di Salvatore Nocita.
Flavio Bucci, nato a Torino il 25 maggio del 1947 da una famiglia di origini molisane, si forma in ambito teatrale alla Scuola del Teatro Stabile di Torino; ventenne esordisce al cinema con Elio Petri in “La classe operaia va in paradiso” (1971), trovando poi subito la ribalta con “La proprietà non è più un furto” (1973), dello stesso regista. Nel corso della sua carriera lavora anche con Giuliano Montaldo (“L’Agnese va a morire”, 1976), Dario Argento (“Suspiria”, 1977), Pasquale Festa Campanile (“Gegè Bellavita”, 1978) e Mario Monicelli (“Il marchese del Grillo”, 1981); mentre in anni più recenti collabora con Paolo Virzì (“Caterina va in città”, 2003), Francesca Archibugi (“Lezioni di volo”, 2007) e Paolo Sorrentino (“Il divo”, 2008). Ancora, in tv oltre allo sceneggiato su “Ligabue”, che gli offre un indubbio ritorno di popolarità e consenso dalla critica, Flavio Bucci prende parte a successi come “La Piovra” (1984) di Damiano Damiani, “La dottoressa Giò” (1997-1998) e “L’avvocato Guerrieri” (2008) di Alberto Sironi.
“Amaramente curiosa” – sottolinea Massimo Giraldi, presidente della Commissione nazionale valutazione film della Cei – “la coincidenza della morte di Flavio Bucci con la presentazione di un nuovo film sul pittore Ligabue, che aveva offerto a Bucci il ruolo della vita. A ben vedere, ci sono non pochi punti di incontro tra la sofferta vicenda del pittore e la carriera tormentata dell’attore, a cominciare dalla vita ai margini e da un’esistenza irta di difficoltà. Certo Bucci, per sua ammissione, ha ingaggiato una lotta muscolare con la vita, perdendosi anche tra alcol e droghe, sprecando così il proprio talento. Rimane però un grande rammarico per un’esistenza lasciata per troppo tempo ai margini, senza grande aiuto”.

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