“Il sisma è stata la ciliegina su una torta mezza marcia. L’emergenza non è ancora finita perché ci sono persone che ancora vivono in tenda, molti non vogliono abbandonare le loro terre, case, e animali di loro proprietà. Abbiamo comprato, e stiamo ancora acquistando, dei container e messo a disposizione chiese e strutture pastorali. Confidiamo in un esito positivo della Conferenza dei donatori oggi a Bruxelles”. Lo ha detto mons. Angelo Massafra, presidente di Caritas Albania, intervenendo questa mattina a Roma al seminario di Caritas Italiana “Emergenze e crisi umanitarie: il terremoto in Albania, la situazione libica e la rotta balcanica”. Secondo il Report sui danni del sisma del 26 novembre scorso diffuso agli inizi di febbraio, redatto da Istituzioni albanesi, Ue, Onu e Banca mondiale, emerge che le case distrutte (o da demolire) sono 11.490, 83.745 quelle con danni severi e lievi, 321 le scuole danneggiate, 36 gli ospedali, 42 edifici comunali, 1 diga, 1 carcere e 700 imprese. Stima totale dei danni circa 1 miliardo di euro, nell’ordine del 6,4% del Pil. “L’Albania ha bisogno dell’aiuto della Comunità internazionale per risollevarsi dal sisma – ha poi dichiarato mons. Massafra al Sir, a margine dei lavori –. Per il Paese è vitale l’adesione all’Ue”. E non solo per la ricostruzione post-sisma ma per la propria vita democratica. “Dobbiamo restare aggrappati all’Europa. Il regime comunista ha disumanizzato l’Albania. Il cammino di integrazione nell’Ue, dopo lo stop dello scorso anno, deve andare avanti perché è la risposta migliore ai disastri operati dal comunismo. I nostri giovani hanno bisogno di respirare l’aria di rinnovamento e di democrazia che l’Ue può dare”. Il presidente di Caritas Albania è tornato poi sulla situazione post-terremoto. La priorità di Caritas Albania, e dei suoi partner sul campo, in testa Caritas Italiana, è, ha aggiunto mons. Massafra, “essere vicini concretamente e moralmente, attraverso l’animazione, a chi ha perso tutto, casa, lavoro e ricordi. È fondamentale ripartire bene, recuperando fiducia, e ricostruire a norma, nel pieno rispetto delle leggi vigenti”. “Dare fiducia e lavoro ai giovani perché restino nel Paese – ha sottolineato mons. Massafra –, restare per dare una mano a ricostruire. Ci sono tante risorse e professionalità che possono dare slancio e competenza alla rinascita dell’Albania e attenuare così quella tendenza a partire degli albanesi. Non dobbiamo aspettare che gli aiuti arrivino dall’alto ma darci da fare”.