“L’inflazione dell’io è la patologia sociale di oggi. Anche negli adolescenti”. Lo sostiene in un’intervista al Sir Mario Pollo, sociologo e antropologo dell’educazione, sottolineando “la diffusa incertezza” nei giovanissimi, “con riferimento al proprio avvenire, tra mettere su famiglia o rimanere single. Paternità e maternità vengono da molti viste come limitazione della libertà personale e della possibilità di autorealizzazione senza comprendere che la vera autorealizzazione passa attraverso la cura dell’altro da me” perché “senza il ‘noi’ non esiste un ‘io’ maturo”. Innegabili la precarietà e l’incertezza prodotto della crisi economica, ma, obietta, “in passato la scarsità di risorse non impediva di mettere al mondo i figli. Oggi si pensa ai figli più come a un qualcosa che può minare la ricchezza della famiglia che come ad una risorsa, e si tende a voler programmare tutto. Come invertire questa tendenza? “Tornando a sognare il futuro ed elaborando progetti di vita individuale e sociale che non siano necessariamente lo sviluppo di tutto ciò che forma e condiziona il presente”, ma “occorre recuperare la concezione dei figli come nostro futuro mentre oggi i bambini vengono visti come contemporanei del presente”. Un cambiamento di mentalità necessario, promosso da minoranze che sappiano “contagiare” la società con “virus” positivi. Pollo pensa alla Chiesa: “credenti, associazioni e gruppi dovrebbero attivarsi a livello sociale, culturale e comunicativo proponendo modelli di vita e parametri diversi dal conformismo del politically correct, opposti alla deriva dell’individualismo imperante”. Solo “un’azione educativa profonda, illuminata da un’apertura alla trascendenza” può aiutare a “costruire una società di uomini e donne aperti alla vita e capaci di creare un futuro di maggiore umanizzazione e giustizia”.