Denatalità: Pollo (sociologo), “ethos infantilistico e incapacità di sacrificarsi per i figli”

Il crollo della natalità è anzitutto un problema culturale: “ethos infantilistico” e incapacità di sacrificarsi per i figli. Questa, in estrema sintesi, l’analisi senza sconti del sociologo Mario Pollo che in un’intervista al Sir commenta i dati diffusi nei giorni scorsi dall’Istat che hanno destato anche l’allarme del presidente della Repubblica Mattarella: al 1° gennaio di quest’anno una popolazione di 60 milioni 317mila individui con un saldo negativo rispetto all’anno precedente di -212mila unità. Nel 2019 soltanto 435mila nascite contro i 647mila decessi: il più basso livello di ricambio naturale nel Paese dal 1918. Per Pollo, antropologo dell’educazione, gli interventi pubblici annunciati a più riprese dai vari governi “aiuterebbero ma non sarebbero risolutivi. La crisi delle nascite ha ragioni più profonde che vanno al di là dei motivi economici”. “È anzitutto un problema culturale, e non di oggi”, legato alla “scomparsa dell’età dell’infanzia” e alla “diffusione dell’ethos infantilistico”. A fronte di “un bambino forzatamente adultizzato”, prosegue, ci sono “adulti-consumatori rimasti adolescenti tutta la vita, anche se invecchiati. Un cortocircuito che continua a mettere in crisi la relazione educativa e la capacità dei giovani adulti di oggi di assumersi responsabilità di cura nei confronti di qualcun altro”. Quel “sacrificarsi per i figli”, “leit-motiv delle generazioni precedenti – l’analisi dell’esperto -, è un concetto scomparso a fronte di una sorta di ‘ethos infantilistico’ che fa ripiegare narcisisticamente su se stessi di fronte alla sfida della genitorialità vista come ostacolo alla possibilità di vivere una vita ‘piena’ secondo il mito di una illusoria autorealizzazione”.

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