“La giustizia da sola non basta, ha bisogno di essere accompagnata anche dalle altre virtù, soprattutto quelle cardinali, quelle che fungono da cardine: la prudenza, la fortezza e la temperanza”. Ne è convinto il Papa, che nel suo discorso di apertura del 91° anno dl Tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha spiegato: “La prudenza ci dà la capacità di distinguere il vero dal falso e ci consente di attribuire a ciascuno il suo. La temperanza come elemento di moderazione ed equilibrio nella valutazione dei fatti e delle situazioni ci rende liberi di decidere in base alla nostra coscienza. La fortezza ci consente di superare le difficoltà che incontriamo, resistendo alle pressioni ed alle passioni. In special modo a voi può esservi di aiuto nella solitudine che spesso sperimentate nel prendere delle decisioni complesse e delicate”. “Non dimenticate che nel vostro impegno quotidiano vi trovate spesso di fronte a persone che hanno fame e sete di giustizia, persone sofferenti, talora in preda ad angosce e disperazione esistenziale”, l’appello di Francesco: “Al momento di giudicare dovete essere voi, scavando nella complessità delle vicende umane, a dare risposte giuste, coniugando la correttezza delle leggi con il di più della misericordia insegnataci da Gesù”. La misericordia, infatti, per il Papa “non è la sospensione della giustizia, ma il suo compimento, perché riporta tutto in un ordine più alto, dove anche i condannati alle pene più dure trovano il riscatto della speranza”. È un compito, quello di giudicare, che “richiede non solo preparazione ed equilibrio, ma anche passione per la giustizia e consapevolezza delle grandi e doverose responsabilità legate al giudizio”: “Il vostro compito non può trascurare l’impegno costante a comprendere le cause dell’errore e la fragilità di chi ha violato la legge”, ha sottolineato Francesco.