Una lezione sull’hate speech. A tenerla a una platea di insegnanti è stata una testimone d’eccezione: Liliana Segre. La senatrice a vita ha parlato ai partecipanti della Winter school “Letteratura italiana: percorsi di cittadinanza e costituzione”, promossa dal Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita” e dal Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nelle giornate di giovedì 13 e venerdì 14 febbraio nell’Ateneo di largo Gemelli, a Milano.
Accolta da un lungo e caloroso applauso dei circa 70 insegnanti presenti nella Sala Negri da Oleggio, la testimonianza di Liliana Segre – accompagnata in aula dal pro rettore vicario Antonella Sciarrone Alibrandi e da Milena Santerini, coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo – è stata dedicata al tema “Dall’articolo 3 al hate speech: discorsi d’odio ai tempi della rete”. “Spero di avere fatto il mio dovere e di avere seminato abbastanza attraverso i miei incontri pubblici che quest’anno sospendo essendo arrivata al mio novantesimo anno di età”.
Perché “la negazione dei fatti è molto grave e la vedo come un grandissimo pericolo per il futuro visto che le voci dei diretti testimoni si stanno spegnendo, una dopo l’altra”.
“Nel giro di pochi anni saremo morti tutti, solo in Italia restano 5 sopravvissuti, poi non ci sarà più nessuno – ha ricordato Segre -. Ci saranno studi, i nostri figli, i nostri nipoti e poi ci sarà solo una riga nei libri di storia, ammesso che la storia si continui a studiare. Poi neanche più quella. E questa è una cosa molta amara non tanto per noi sopravvissuti ma per quelli che sono morti invano, morti senza tomba, per la colpa di essere nati, morti per i quali l’articolo 3 della Costituzione ancora non c’era stato”.
C’è un altro pericolo che preoccupa la senatrice a vita ed è quello della rete: “È difficile difendersi dalla rete: i seminatori di odio sono a tutti i livelli nei confronti di politici, religiosi, attori, artisti e anche nei confronti di una come me che a questa età si trova ad avere degli odiatori che mi scrivono: ‘Quando smetterai di raccontare la tua bugia?'”. Ed è qui che il negazionismo trova terreno fertile “perché è più bello e comodo negare e credere che Auschwitz non sia esistita”.
L’antidoto all’odio della rete? Predicare ai ragazzi delle scuole l’”amore per la vita” e “trasmetterlo ai miei nipoti ideali affinché abbiano la forza di andare avanti”. Ma nello stesso tempo seguire le “parole straordinarie, intelligenti, acute, antiretoriche di Primo Levi: ‘Comprendere è impossibile, ma conoscere è necessario'”, chiedendo agli insegnanti di trasmettere questo messaggio agli adolescenti perché “solo con i giovani, con il loro aiuto ci sarà la speranza di tramandare la memoria”.