La demenza come una sfida anche per la pastorale: a questo tema è stato dedicato il convegno “Demenza, una sfida pastorale”, promosso oggi a Bressanone dall’Ufficio per la pastorale della salute della diocesi di Bolzano-Bressanone e dall’Accademia Cusano. La spiritualità, ha rilevato la teologa Maria Kotulek, responsabile del settore demenza nell’arcidiocesi di Monaco-Freising, “è una risorsa per le persone affette da demenza” per le quali “la comunità ecclesiale e la fede assumono un ruolo ancora più importante”. In Alto Adige sono attualmente circa 10mila e ogni anno ne sono colpite mille persone. La relatrice ha spiegato che quando le persone affette da demenza ripetono sempre la stessa richiesta, è bene che i familiari continuino a trattarli da adulti prendendo le loro domande sul serio. Un impegno difficile per i familiari, soprattutto nello stadio iniziale della malattia “perché ha a che fare con il commiato”. Il colloquio, ha suggerito, “può essere sviato su un altro piano, ad esempio su oggetti familiari presenti in casa o in giardino”. È stato inoltre ribadito che le persone con demenza percepiscono di non riuscire più a fare determinate cose, e per questo è importante che possano fare ancora esperienze di successo. Anche la fede è un sostegno importante, premesso che abbia avuto anche in precedenza un ruolo importante nella vita della persona. “Anche se affetti da demenza – ha assicurato Kotulek – i pazienti non dimenticano la fede: ad esempio sanno ancora recitare il Padre nostro o cantare. Per questo la pastorale può assicurare un significativo contributo offrendo loro di partecipare alla comunità. Quando la demenza avanza, inoltre, diventano utili particolari funzioni religiose “ritagliate specificamente sulle persone colpite con canti conosciuti, testi biblici narrativi, scambi informali tra tutti i presenti”.