“Abbassare il clamore e l’isteria che circonda l’epidemia di SARS-CoV-2, e ridurre la sensazionalizzazione di nuove informazioni, in particolare sui social media, dove si cerca in questo modo di catturare l’attenzione da parte dei follower”. Lo chiede, in un editoriale pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Respiratory Medicine e intitolato “Toning down the 2019-nCoV media hype—and restoring hope”, un gruppo internazionale di scienziati, tra i quali Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma. “Un modo efficace di mettere in prospettiva questa epidemia può essere quello di confrontarlo con altre infezioni del tratto respiratorio con potenziale epidemico – scrivono gli scienziati –. Il virus SARS-CoV-2 pare condividere lo stesso modello dell’influenza, con la maggior parte delle persone che guarisce e con un basso tasso di mortalità; le persone più a rischio di mortalità sono quelle più anziane, oltre i 65 anni, le persone con un sistema immunitario indebolito, o che presentano altre malattie. Attualmente non vi sono evidenze scientifiche in base alle quali il virus SARS-CoV-2 si diffonda più rapidamente rispetto all’influenza o abbia un tasso di mortalità più elevato”. Di qui l’invito ai media a “concentrarsi su obiettivi più altruistici, sviluppando il dialogo con le autorità competenti al fine di proteggere la sicurezza sanitaria globale attraverso una collaborazione amichevole. Dovrebbero evidenziare gli sforzi che vengono fatti per sviluppare il vaccino, nonché le misure educative e sanitarie che vengono messe in atto per prevenire la diffusione dell’infezione. Sebbene ci siano molte cose ancora da sapere su come rispondere al meglio ad infezioni di questo tipo, ci sono anche diversi aspetti positivi, come i test diagnostici che sono stati sviluppati in appena due settimane, o il supporto finanziario disponibile per lo sviluppo del vaccino: tutte notizie che forse dovrebbero apparire nei titoli dei giornali e dei notiziari, per alimentare la rassicurazione piuttosto che la paura”.