“Negli ultimi tempi, sempre più spesso i simboli religiosi fanno la loro irruzione nell’agone politico. Spesso Dio viene tirato in ballo in maniera impropria, chiamato come testimonial di una parte politica o come un’etichetta per promuovere un partito. Il tema è senz’altro di attualità, ma la problematica ha radici antiche. Per questo le stesse Scritture ebraico-cristiane contengono gli anticorpi contro qualsiasi strumentalizzazione del divino”. Esordisce così p. Vincenzo Anselmo, biblista e docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, nel suo articolo sul quaderno 4072 de La Civiltà Cattolica, in uscita sabato 15 febbraio, intitolato “Simboli religiosi e strumentalizzazione politica”. Il biblista osserva che la questione è antica e già affrontata anche nelle Scritture ebraico-cristiane. E così propone una rilettura di due episodi, che offrono” uno spaccato interessante su come la Bibbia metta in guardia da ogni manipolazione del sacro per asservirlo ai propri fini”. Il racconto dell’arca dell’alleanza, portata da Israele in battaglia per cercare di fronteggiare i filistei (1 Sam 4,1-11). L’arca diventa un mero strumento: non più segno della presenza del Dio vivente, ma un talismano da utilizzare come arma definitiva contro un nemico che appare imbattibile. E poi la riforma religiosa di Geroboamo (1 Re 12,26-33), che di fatto si traduce in uno scisma non solo politico, ma anche religioso, tra Israele e Giuda. Geroboamo architetta un piano per tenere gli israeliti lontano da Giuda, presentando due vitelli d’oro come le divinità che hanno liberato Israele dalla schiavitù in Egitto. “La manipolazione di Dio per scopi politici – chiosa Anselmo – diviene idolatria”. Questi due acconti, conclude l’autore dell’articolo, “si presentano come un monito, per il lettore di ieri e di oggi, perché non si riduca il mistero di Dio a mero strumento idolatrico per i propri interessi partigiani. La Scrittura ammonisce i capi politici, anziani e re, affinché non manipolino l’elemento religioso per ottenere il consenso o il successo”.