“Di fronte alla malattia abbiamo bisogno di fede ma anche di strutture sanitarie adeguate. Un’attenzione particolare meritano gli ammalati di Taranto e provincia, ai quali da tempo è stata promessa una sanità adeguata alle emergenze ambientali e sociali del territorio. L’ospedale San Cataldo è invece ancora lontano”. Lo ha ribadito l’arcivescovo della diocesi di Taranto, mons. Filippo Santoro, nella XXVIII Giornata mondiale del malato. Ieri in mattinata mons. Santoro ha presieduto la Messa nell’ospedale SS. Annunziata, poi nel pomeriggio un convegno a tema in cui ha toccato anche l’attualità, parlando del coronavirus e di calo delle nascite. “Oltre mille decessi nel mondo. Questo virus incute a livello mondiale un clima di incertezza, paura e trepidazione” e sulla natalità “secondo l’Istat, l’Italia ha raggiunto un record negativo di nascite, si stima sotto la quota del 1,3%, particolarmente nelle regioni del Sud. Continuano a non esserci misure incisive a sostegno della famiglia. Sono dati drammatici che devono farci riflettere”. Al convegno “Passione per la vita. Consolati consoliamo” , promosso dall’Ufficio diocesano di pastorale della salute, che si è tenuto in serata nella sede tarantina della Lumsa, ha partecipato anche il presidente nazionale dei medici cattolici, Filippo Boscia. “Come medici cattolici abbiamo il dovere di porre al centro dell’attenzione la persona ammalata, tenendo conto che il rapporto con il paziente è un rapporto privilegiato, basato sulla fiducia e sull’empatia, una qualità imprescindibile per un medico. Dobbiamo trovare delle risposte responsabili ed avere una visione olistica, che va incontro all’umanizzazione della sanità”.