Papa Francesco: a Santa Marta, “scivolare” nella mondanità è “apostasia lenta”. “Non si può stare bene con Dio e con il diavolo”

foto SIR/Marco Calvarese

“Nessuno di noi è un criminale, nessuno di noi fa dei grossi peccati come aveva fatto Davide con la moglie di Uria, nessuno. Ma dove è il pericolo? Lasciarsi scivolare lentamente”. A mettere in guardia da questa “caduta con anestesia”, in virtù della quale “lentamente si scivola, si relativizzano le cose e si perde la fedeltà a Dio”, è stato il Papa, nell’omelia della messa celebrata a Santa Marta, in cui si è soffermato sulla “apostasia lenta” di Salomone, che “permise tutto, smise di adorare l’unico Dio”. Non si tratta del “peccato di una volta”, ma dello “scivolare”, ha sottolineato Francesco, secondo quanto riferisce Vatican News. “Quante volte noi dimentichiamo il Signore ed entriamo in negoziato con altri dèi”, il monito del Papa: “il denaro, la vanità, l’orgoglio. Ma questo si fa lentamente e se non c’è la grazia di Dio, si perde tutto”. “E per noi questa scivolata lenta nella vita è verso la mondanità, questo è il grave peccato”, ha spiegato Francesco: “’Lo fanno tutti, ma sì, non c’è problema, sì, davvero non è l’ideale, ma…’”. “Queste parole che ci giustificano al prezzo di perdere la fedeltà all’unico Dio. Sono degli idoli moderni. Pensiamo a questo peccato della mondanità. Di perdere il genuino del Vangelo. Il genuino della Parola di Dio, di perdere l’amore di questo Dio che ha dato la vita per noi”. “Non si può stare bene con Dio e con il diavolo”, ha ricordato il Papa: “Questo lo diciamo tutti noi quando parliamo di una persona che è un po’ così: ‘Questo sta bene con Dio e con il diavolo’. Ha perso la fedeltà”. E, in pratica, ha proseguito, significa non essere fedele “né a Dio né al diavolo”. “Chiediamo al Signore la grazia di capire quando il nostro cuore incomincia a indebolirsi e a scivolare, per fermarci”, l’invito finale.

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