“La dottrina sociale della Chiesa insegna che alle origini delle disparità non ci sono calcoli matematici sbagliati, ma una profonda crisi antropologica”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, intervenendo all’incontro promosso questo pomeriggio dall’Ucid a Palazzo Altieri. “Non riusciamo più a mettere al centro l’uomo con i suoi bisogni e le sue necessità, con i suoi sogni e le sue aspirazioni”, la denuncia: “Quando si dimentica il valore dell’uomo si finisce per strumentalizzarlo e farlo diventare mezzo per altri interessi come il profitto a tutti i costi”. Di qui il rischio, denunciato dal Papa, di una “economia senza volto”, di fronte alla quale “si preferisce restare indifferenti e non ci si muove interiormente per fare scelte economiche diverse. La stessa crisi della finanza ha portato a squilibri e ha ridotto l’uomo a ‘essere di consumo’. In tal modo si dimostra una grave carenza di orientamento antropologico”. “È sbagliato pensare che tutti i problemi del mondo, compresa la miseria, si possano risolvere semplicemente con la crescita quantitativa”, la tesi di Bassetti, secondo il quale “il mercato, abbandonato alle sue logiche, non è in grado di promuovere lo sviluppo umano integrale, e soprattutto non è capace di generare inclusione sociale”, producendo all’interno della società “scarti umani” che “non vogliamo neppure vedere”. “Quando il denaro governa anziché servire la vita umana, apriamo le porte alle forme più terribili di ingiustizia e di emarginazione”, il monito del presidente della Cei: “Basti pensare a quello che capita nel mondo del lavoro giovanile: i contratti precari di tre mesi in tre mesi, le forme di assistenzialismo di ritorno, l’obbligo di restituzione sottobanco di parte dello stipendio, il caporalato e lo sfruttamento, la corruzione, il lavoro nero… sono ancora presenti ai nostri giorni nel tessuto sociale”. “C’è bisogno di favorire un nuovo matrimonio tra etica ed economia, a beneficio delle famiglie e delle comunità”, la proposta: “Un modello economico etico è già di per sé una forma di carità”. La soluzione, quindi, “è quella prospettata dalla dottrina sociale della Chiesa che invoca, in campo economico, quote di gratuità”, e quella prospettata dal Papa nella Laudato si’: “Sia il mercato sia la società hanno bisogno di persone aperte al dono reciproco per scrivere nuove pagine di storia. Lo chiede il criterio della giustizia e lo invocano le persone che anelano alla fraternità e alla carità”.