Le ragazze hanno molte più probabilità, rispetto ai loro coetanei di sesso maschile, di essere violentate, di essere costrette al matrimonio precoce o di essere vittime di altre forme di abuso sessuale rispetto ai ragazzi: l’87% di tutti i casi accertati di violenza sessuale riguardava ragazze, mentre l’1,5% erano ragazzi. Nell’11% dei casi, il genere non è stato registrato”. Lo sottolinea Save the Children, nel rapporto “Stop the war on Children – Gender matters”, lanciato nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini”. La Somalia e la Repubblica Democratica del Congo sono i Paesi più pericolosi per le ragazze. “La paura – soprattutto per le ragazze – di essere rapite, ha come conseguenza una fortissima limitazione dei loro spazi di libertà e spesso si vedono costrette a non andare più a scuola per il terrore di essere prese durante il tragitto che devono percorrere. Spesso – come nel caso dei rapimenti ad opera di Boko Haram – i rapimenti diventano una sorta di punizione proprio per quelle che decidono di andare a scuola e in particolare per chi dimostra di non interpretare in maniera stringente le norme di genere imposte dai precetti religiosi”, evidenzia il rapporto.
Le violenze sessuali e gli stupri sono comuni durante i conflitti, ma a causa dello stigma ad esse associate, il numero dei casi verificati è di gran lunga sottostimato rispetto alla diffusione del fenomeno. “Le violenze sessuali e gli stupri sono stati usati spesso come armi di guerra, come accaduto in Myanmar dove le sistematiche violenze sessuali, commesse dai Tatmadaw, facevano parte della campagna di violenza per obbligare i Rohingya a lasciare le loro case”, denuncia Save the Children, che aggiunge: “Le violenze sessuali nei confronti delle bambine e delle ragazze sono spesso motivo anche di matrimoni precoci o forzati: secondo le stime nel mondo vi sono 765 milioni di bambini che sono state costrette a matrimoni precoci”. Si stima che ogni anno 12 milioni di ragazze siano obbligate a sposarsi prima della maggiore età.
“I bambini e le bambine soffrono in maniera differente le conseguenze dirette e indirette dei conflitti e devono essere aiutati nelle loro esigenze specifiche. Chiediamo che i governi e le parti in conflitto si assumano la responsabilità dei crimini commessi ai danni dei minori e che la comunità internazionale si impegni a costruire piani di azione che possano garantire il loro recupero fisico e psicologico”, afferma Filippo Ungaro, direttore delle campagne di Save the Children.