“Il Sinodo sull’Amazzonia non era un confronto sul celibato, anche se questo tema ha avuto un suo peso nello svolgimento dei lavori”. Lo ha detto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, rispondendo alle domande dei giornalisti nel corso della presentazione dell’esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco “Querida Amazonia”. “Il Sinodo era una risposta a esigenze pastorali di evangelizzazione”, ha proseguito Bruni: “Il Papa, nell’esortazione, le ha recepite e – al n. 90 – ha risposto con tre parole: preghiera, generosità, formazione”. Del resto, ha ribadito ancora una volta il portavoce vaticano, “la posizione del Santo Padre sul celibato era nota”. “L’esortazione apostolica è magistero, il documento finale non è magistero”, ha precisato Bruni.
Interpellato sul numero 18 dell’Episcopalis Communio, pubblicata dal Papa nel 2018, in cui si stabilisce che il documento finale del Sinodo, “se approvato espressamente dal Romano Pontefice, partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro”, il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, ha risposto: “Il testo è molto chiaro. Quella del Santo Padre, nell’esortazione apostolica, è stata una presentazione, non un’approvazione del testo finale. Non c’è una parola canonica chiara di approvazione, come dispone l’art. 18 dell’Episcopalis Communio, che parla di approvazione espressa e non indiretta”. Rispondendo alla domanda sull’assenza completa nell’esortazione riguardo all’ordinazione sacerdotale di uomini sposati, proposta dai padri sinodali nel n. 111 del documento finale, Baldisseri ha fatto notare che “il Santo Padre non ha detto una parola su nessun numero del documento finale. Ha detto semplicemente: ‘Non lo cito’. Non ha parlato di rito amazzonico, ma di leadership dei laici: ha allargato l’orizzonte, che vale soprattutto per l’Amazzonia”. “Il Sinodo è un processo, perché il tempo è superiore allo spazio, come dice il Papa”, ha concluso il cardinale: “Il campo è aperto. Si cammina”.