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Papa Francesco: udienza, “risvegliare la gente che non sa commuoversi del dolore altrui”

foto SIR/Marco Calvarese

“Risvegliare la gente che non sa commuoversi del dolore altrui”. È l’imperativo, a braccio, dato dal Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI davanti a 7mila persone, alla seconda Beatitudine: “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”, cioè che “piangono, ma da dentro”, ha detto Francesco ancora a braccio. “Si tratta di un atteggiamento che è diventato centrale nella spiritualità cristiana e che i padri del deserto, i primi monaci della storia, chiamavano ‘penthos’ – ha spiegato il Papa – cioè un dolore interiore che apre ad una relazione autentica con il Signore e con il prossimo, a una nuova relazione con il Signore e con il prossimo, a una rinnovata relazione col Signore e con il prossimo”. Questo pianto, nelle Scritture, può avere due aspetti, ha ricordato il Santo Padre: “Il primo è per la morte o per la sofferenza di qualcuno. Il secondo sono le lacrime per il peccato, per il proprio peccato, quando il cuore sanguina per il dolore di avere offeso Dio e il prossimo”. “Si tratta quindi di voler bene all’altro in maniera tale da vincolarci a lui o lei fino a condividere il suo dolore”, ha sottolineato Francesco, secondo il quale “ci sono persone che restano distanti, un passo indietro; invece è importante che gli altri facciano breccia nel nostro cuore”. “Ho parlato spesso del dono delle lacrime e di quanto sia prezioso”, ha ribadito il Papa, che si è chiesto: “Si può amare in maniera fredda? Si può amare per funzione, per dovere? Certamente no. Ci sono degli afflitti da consolare, ma talvolta ci sono pure dei consolati da affliggere, da risvegliare, che hanno un cuore di pietra e hanno disimparato a piangere”. “Il lutto è una strada amara, ma può essere utile per aprire gli occhi sulla vita e sul valore sacro e insostituibile di ogni persona, e in quel momento ci si rende conto di quanto sia breve il tempo”, l’analisi di Francesco.

foto SIR/Marco Calvarese

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